
«Nel solco della Costituzione avremmo sperato in un confronto più serio e più articolato che presupponesse ragionevoli miglioramenti al testo Calabrò, corrispondenti al senso comune. Non so se siamo più in queste condizioni».
Esprime così la propria amarezza la senatrice del Pd Albertina Soliani che commenta la bocciatura dell'emendamento 3.136 da lei presentato.
«Si è cercato con questa modifica al ddl Calabrò di mettere insieme tre esigenze fondamentali: l'alimentazione e l'idratazione sono assicurate come sostegno vitale; il rifiuto espresso dal paziente nella DAT è vincolante per il fiduciario, una sorta di continuità della sua libertà; il fiduciario dovrà concordare le decisioni con il medico curante e i familiari. Ed è a questo punto che si riconosce anche, solo nel caso di motivate prospettive di beneficio terapeutico per il paziente (valutate dal medico e proposte al fiduciario), che possa essere disattesa la dichiarazione della DAT».
Soliani afferma: «Si trattava di ripristinare, in questa situazione concreta, senza rigidità, quel filo forte che instaura il dialogo e crea la relazione terapeutica tra il paziente prima e il suo fiduciario poi. C'è questo filo rosso del dialogo con il medico curante, cosicché le ragioni della vita, la libertà del paziente - nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione - e la responsabilità di medico, fiduciario e familiari convergono nella decisione. Purtroppo è venuta meno la disponibilità a uno spazio reale di confronto. Uno spazio di libertà che avrebbe garantito il miglioramento e l'efficacia della legge stessa».