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Il diritto al web in Costituzione. E l'Italia diventi il Paese del wi-fi

21 febbraio 2013

Pubblicato in: Elezioni Politiche 2013

  La straordinaria stagione di cambiamenti tecnologici che stiamo vivendo, la necessità di una Pubblica Amministrazione trasparente e i nuovi bisogni maturati dai cittadini, credo che debbano portare, nella prossima Legislatura, alla prima delle riforme digitali: sostengo la proposta di Stefano Rodotà per l'inserimento del diritto di accesso a internet tra i diritti costituzionali e in quanto tali garantiti. Un impegno che porterò a Roma se avrò la fortuna d'essere eletto e che, comunque, chiederò ai nostri parlamentari di costruire concretamente. Parlare di diritto al web significa declinare un principio con impegni veri, in grado di promuovere e qualificare l'Italia rispetto ai dati imbarazzanti che oggi la riguardano: siamo sotto la media europea per la maggior parte degli indicatori definiti dall'Agenda digitale europea, terzultimi per copertura di banda larga di rete fissa e fanalino di coda per l'uso del web. Esistono modelli di eccellenza che devono essere sostenuti dal nuovo Governo e replicati su tutto il territorio nazionale. Penso alla Regione Emilia-Romagna, che alla fine del 2013 avrà il 98% del territorio coperto dalla rete, punta di diamante di un progetto che ha messo al centro il diritto ai servizi digitali e il rapporto fra ricerca, sviluppo e imprese. 1) Il diritto al web è garantito dalle infrastrutture: segnalo che L'Emilia-Romagna ha già investito 70 milioni nella grande rete Lepida, motore della digitalizzazione di casa nostra. Il programma del Pd prevede di destinare 3 miliardi di euro di fondi europei tra il 2014 e il 2020 per portare connettività in fibra a servizi come la scuola e le strutture sanitarie. E mentre diciamo ciò, è tempo di pensare alla banda ultra larga, a cominciare dalle grandi città e dalle aree produttive. Il tutto partendo da una verifica dell'esistente, attraverso un catasto del sottosuolo. 2) Dove c'è la comunità, c'è la connessione: l'Italia necessita di un Piano nazionale del Wi-Fi, che introduca obiettivi condivisi: il wi-fi va sostenuto come opera essenziale in tutti i luoghi pubblici e dove si crea socialità. Uffici, piazze, posti d'arte, ecc. Un servizio che deve essere rapido nell'accesso (Parma non è assolutamente un esempio da seguire...) e capillare. 3) La grande opportunità open data/agenda digitale: proprio come sta facendo la nostra Regione, l'Italia deve spingere per la digitalizzazione dei processi amministrativi, ad esempio i referti clinici delle aziende ospedaliere e delle Ausl, gli atti e i documenti degli Enti Locali, il materiale del sistema scolastico nazionale. Investire su questo percorso darebbe tre vantaggi immediati: velocità perché si ridurrebbe la burocrazia; trasparenza grazie all'accessibilità dei dati in formati aperti e condivisi; risparmi negli acquisti di beni, stimabili su scala nazionale in 7 miliardi l'anno. 4) Realizzare la democrazia digitale: in un Paese dove il 38% dei cittadini dichiara di non aver mai usato il web, rischia di essere insostenibile il divario tra nativi digitali e chi si trova costretto a rincorrere. Puntare sull'alfabetizzazione digitale è strategico, sia per chi fino ad oggi non ha avuto strumenti e occasioni per farlo, sia per chi deve migliorare le sue competenze. Una dimensione che valorizza Istituzioni e volontariato e che restituirebbe, soprattutto alla scuola, un nuovo ruolo di motore culturale e di formatore permanente. A tal proposito voglio ricordare che come assessore alla Scuola della Provincia di Parma sto realizzando, insieme alla rete regionale Lepida, un progetto che entro fine 2013 porterà la banda larghissima da 1 giga simmetrico agli studenti del Rondani, del Marconi, del Bertolucci, dell'Ipsia Levi, dell'Itis Da Vinci e del Giordani. Ovvero, il 75% degli utenti delle scuole superiori di Parma.


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