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Bizzi (PD). Lettera dal Consiglio 11.

4 aprile 2013

Pubblicato in: Gruppo PD Comune PR

Allegati Resoconto Consiglio del 14 marzo 2013 di Alessandro Volta

Eccoci qua, per parlare dei due temi dell'ultimo consiglio: la commissione d'indagine su Public Money e l'uscita del Comune dai soci fondatori del Collegio Europeo.
Sulla commissione immagino abbiate letto... non è stata una discussione particolarmente edificante. Ma soprattutto è stata un'occasione persa.


Da controllori a complici
Premessa: la commissione è stata richiesta da Massimo Iotti e dal gruppo Pd di fronte agli arresti dell'ex sindaco Vignali, del consigliere regionale e leader del Pdl Villani, dell'ex presidente di Stt Costa e dell'editore di Polis Buzzi. Da ciò che emergeva dall'ordinanza e dalle intercettazioni, i responsabili di diversi poteri (amministrazione, partito, società partecipata, giornale) anziché controllarsi vicendevolmente, come una sana dialettica democratica avrebbe richiesto, si accordavano reciprocamente per sottrarre denaro alla collettività: public money, appunto.
Fin qui gli aspetti giudiziari che faranno il loro corso. Ma per noi, come consiglieri, il problema sono le ricadute amministrative, le responsabilità di decisioni prese e nomine fatte, gli intrecci dell'inchiesta della magistratura con il debito creato. Come esempio, basta pensare al caso Spip e si comprende quanto possa essere sottile il confine tra cattiva amministrazione e illegalità.


Torquemada vs Plurindagato
Di tutto questo, cioè dell'oggetto del lavoro della commissione e delle attese sui suoi esiti, penso che avremmo dovuto confrontarci nel dibattito, e invece si è parlato di nomi... e ci si è dati "dei nomi", per dirla alla parmigiana. "Plurindagato" ha detto Lucio de Lorenzi (M5S) a Buzzi; "Torquemada parvenu", gli ha risposto il capogruppo Pdl, abbandonando il consiglio perché non ha ottenuto la dissociazione di sindaco e consiglieri di maggioranza dalle parole di De Lorenzi.
Buzzi, con Ubaldi, Pellaccini, Ghiretti, avevano già deciso di non fare parte della commissione per ragioni di opportunità visti i loro precedenti ruoli amministrativi. Ma secondo De Lorenzi nemmeno si sarebbe dovuto prendere in considerazione la loro presenza, durante il percorso di due mesi che ha portato la conferenza dei capigruppo a definire la delibera che istituisce la commissione. Per il consigliere grillino, tra l'altro, troppo numerosa (anche se dai dodici componenti si è passati a otto) per essere efficiente.


E Ubaldi disse: "Tutti a casa!"
E non è finita. Bisognava eleggere il presidente di commissione, per regolamento - essendo una commissione d'indagine - con il solo voto dell'opposizione. Come gruppo Pd candidiamo convintamente Iotti: ha fatto la proposta, ha competenza amministrativa, era all'opposizione durante l'amministrazione che sarà sotto la lente. Manno (Pdci) non ci sta e si autocandida, contestando il fatto che il Pd presiede già con Vescovi la commissione di controllo sulle partecipate. Il nostro capogruppo Dall'Olio tira giustamente dritto e allora Manno si dimette dalla commissione ma, poiché i nomi sono già inseriti nella delibera, per dimettersi deve fare un emendamento. Lo scrive, lo presenta... e viene respinto: eventualmente si dimetterà dopo l'insediamento. Nel frattempo spero ci ripensi, darebbe un contributo importante alla commissione. L'essenziale adesso è partire e lavorare bene (tempo assegnato: sei mesi). Farò parte anch'io della commissione, insieme a quattro rappresentanti Cinque stelle e alla Guarnieri (Altra politica).
Questa non brillantissima parte dei lavori del consiglio si conclude con le parole di Ubaldi, in versione invettiva alla Grillo ma con autocritica: "Sapete cosa facciamo? Andiamo tutti a casa".


La politica del "taglio e rinuncio"
Invece si resta lì fino alle 22 per parlare di Collegio Europeo. La delibera proposta dal Sindaco e votata dalla maggioranza prevede l'uscita del Comune dai soci fondatori. Noi votiamo contro e, per spiegarvi le ragioni che Dall'Olio e io abbiamo espresso in aula, vi riporto il comunicato che ho scritto a nome del gruppo:

"Quali devono essere le dimensioni attorno a cui costruire l'identità e lo sviluppo di Parma? Spesso diamo a questa domanda risposte che poi non trovano coerenza negli atti. E' successo nell'ultimo Consiglio comunale, con il voto della sola maggioranza che ha sancito l'uscita del Comune di Parma dai soci fondatori della Fondazione Collegio Europeo.
Una scelta motivata dal Sindaco con ragioni di priorità economica, ma che rischia di avere come conseguenza la chiusura del Collegio stesso. Sarebbe una grave perdita per la nostra città. Come Partito Democratico crediamo infatti che l'apertura all'Europa costituisca per il nostro territorio uno di quegli assi portanti di cui si diceva all'inizio. Il Collegio Europeo e l'Efsa sono le due intuizioni con cui Andrea Borri ha dato concretezza alla scelta europea di Parma.
In questi anni molte delle opportunità che la presenza di queste due istituzioni offriva non sono state colte adeguatamente. Ma questa constatazione, per una Giunta che voglia assumersi la propria responsabilità politica, diventa motivo di progettualità e azione, non di disimpegno.
Tanto più che, tra i soci del Collegio Europeo, il Comune della città su cui questa istituzione sorge riveste un ruolo di maggiore responsabilità. Di fatto indica la direzione sul futuro anche agli altri soci, che attendevano un segnale forte del Comune. Segnale che purtroppo non è arrivato.
Come Gruppo del Partito Democratico nel dibattito in Consiglio abbiamo sottolineato le mancanze nella conduzione di questi anni del Collegio Europeo, che hanno portato a un eccesso di autoreferenzialità rispetto alle dimensioni nazionale e sovranazionale e a una gestione economica che troppo si è appoggiata sul contributo dei soci senza sviluppare la necessaria autonomia.
Ma occorre distinguere la gestione dall'istituzione. Il Comune poteva condizionare la propria adesione a una decisa discontinuità con il passato, a un progetto di rilancio forte e credibile (un piano è già stato presentato), da verificare costantemente. Ma tutto questo è possibile farlo solo se si è all'interno del Collegio, come socio fondatore.
L'amministrazione Pizzarotti non ha percorso questa strada, semplicemente ha fatto l'ennesima scelta di taglio e rinuncia. Darà 20.000 euro l'anno a un'istituzione di cui di fatto decreta la probabile chiusura, per non affrontare una ricapitalizzazione, comunque da contrattare e condizionare ad un nuovo sviluppo. Una sfida stimolante, per non disperdere la storia di 25 anni di un centro post-universitario di alti studi europei che, a livello continentale, solo a Bruges è presente.
Parma, il Collegio, la vocazione europea del nostro territorio avrebbero meritato scelte di ben altro spessore culturale e lungimiranza politica. Il sostegno del gruppo del Partito Democratico non mancherà a chi, tra i soci attuali e futuri del Collegio, vorrà percorre queste scelte. Nonostante il Comune di Parma".


Consigli di lettura
Con questo vi saluto e mi scuso con i tanti che mi avevano mandato osservazioni al documento sul welfare in discussione nel consiglio precedente. Purtroppo ero ammalato e non ho potuto partecipare, ma spero di riuscire a valorizzare i contributi nelle prossime occasioni, che non mancheranno.
A proposito: per il resoconto del consiglio in questione ci ha pensato il collega Alessandro Volta (in allegato). Ne approfitto per super-consigliare il libro di Alessandro "Crescere un figlio" (Mondadori). Ho partecipato alla presentazione: lui dice che lo ha scritto soprattutto con l'esperienza di pediatra, padre, scout... Ma secondo me c'è anche tanto di politica nei consigli che offre ai genitori. Perché se come dice Luce Irigaray la "democrazia comincia a due", figuratevi a tre, quattro, cinque...



Giuseppe Bizzi
3 aprile 2013


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