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Carla Mantelli (PD): "In una societā complessa e frammentata come quella odierna l'intuizione dell'Ulivo e poi del Pd come forza che unisce č stata lungimirante e intelligente"

26 aprile 2013

Pubblicato in: PD Parma Cittā

  Tutto ci saremmo aspettati tranne che finire tra le braccia di Berlusconi. I sentimenti che serpeggiano tra di noi sono di sconcerto e rabbia. L'unica cosa positiva è che l'elezione di Napolitano ha posto fine a un clima di caos istituzionale che poteva diventare molto pericoloso. Tutto il resto è stato un pessimo spettacolo. In campagna elettorale abbiamo visto un gruppo dirigente PD incapace di lanciare un solo messaggio chiaro. Il tentativo di dialogo con il M5S nella fase immediatamente post elettorale ha mostrato scarsa determinazione. Non si capiva se il Pd ci voleva provare seriamente o se era già rassegnato all'insuccesso. Con un  atteggiamento più fermo si sarebbe potuto mettere all'angolo  dogmatismo inconcludente dei cinquestelle e inchiodarli alle loro responsabilità  Perché bisogna ricordarlo: il cambiamento era a portata di mano ma i grillini hanno fatto di tutto per impedirlo!   Abbiamo poi assistito alla pessima gestione della fase di elezione del Presidente della Repubblica: solo un gruppo dirigente scollegato dalla realtà poteva pensare che il nome di Marini potesse essere unificante. Infatti l'elettorato di centrosinistra si è in gran parte spontaneamente ribellato. Il nome di Prodi è stato buttato in pasto ai grandi elettori senza fare lo sforzo di verificare seriamente il consenso che raccoglieva. Se non fossi certa - e lo sono - della rettitudine di Bersani direi che c'è stata della malafede perché la faciloneria e la supponenza sono state sconcertanti. Non mi scandalizzo del fatto che  100 parlamentari non fossero d'accordo con la candidatura di Prodi. Mi scandalizzo che non lo abbiano esplicitato quando sono stati consultati. Questi 100 hanno dimostrato di non avere interesse per il bene del Paese e per il bene del PD. Spero che prima o poi li possiamo guardare in faccia uno ad uno. Molti si sono chiesti "Perché no a Rodotà"? Era evidentemente una candidatura che divideva e non avrebbe mai ottenuto i voti necessari anche perché il M5S non ha aperto un reale dialogo sul suo nome. Del resto Rodotà si è assunto la gravissima responsabilità di non ritirarsi nel momento della candidatura di Prodi e, non avendolo fatto, ha dimostrato di non essere all'altezza del compito così delicato al quale aspirava. Il PD ha sbagliato tutto ma purtroppo anche altri ci hanno messo del loro. Ora non abbiamo più scelta. L'incarico a Enrico Letta è finalizzato a un governo PD, PdL, Scelta Civica. Avevamo detto e ripetuto che miravamo a un governo di cambiamento. Avevamo detto e ripetuto "Mai più con Berlusconi". Ma il deludente risultato elettorale, la pessima gestione del dopo elezioni, il dogmatismo del M5S ci hanno portato sulla strada opposta. Riusciremo a realizzare alcune misure necessarie al Paese a partire da una più decente legge elettorale e da provvedimenti sul lavoro? Perché dovremmo riuscirci ora se non ci siamo riusciti in un anno di appoggio a Monti col PdL? A questo punto non possiamo che sperare nella saggezza di Enrico Letta e nella sua capacità di formare un esecutivo composto da ministri almeno presentabili (senza la Gelmini e simili, tanto per non fare nomi...) e che almeno si impegni a fare alcune cose chiare e utili al Paese. Solo a queste condizioni la base del Pd  - che sta mostrando un attaccamento al partito perfino eroico - potrà essere più disciplinata dei propri parlamentari e superare anche questa prova.  Nel frattempo il gruppo dirigente del PD deve prepararsi a farsi da parte per lasciare spazio a nuove energie che siamo meno scollegate con la realtà e  sappiano meglio interpretare i tempi. E si dovrà riflettere sui modi nuovi della rappresentanza e della leadership perché il "votatemi che poi so io come fare" non funziona più né con l'elettorato né con i parlamentari! Infine un PD che voglia dire qualcosa al Paese deve essere chiaro sul contenuto delle proposte perché apparire come il partito del "ni", come troppe volte siamo apparsi e siamo stati, lo rende insignificante e per nulla attrattivo. Per fare tutto questo sarà forse utile il congresso ma non facciamoci illusioni: senza un cambiamento di mentalità sarà inutile anche il congresso come sono state inutili le primarie. A Roma come a Parma. Un ultima parola sull'eventualità di una scissione su cui si discetta sui giornali. In una società complessa e frammentata come quella odierna l'intuizione dell'Ulivo e poi del Pd come forza che unisce è stata lungimirante e intelligente.  Noi non siamo disposti a rinunciarvi! Una o più scissioni sarebbero solo il risultato della smania di visibilità e di potere di qualche capetto e noi lo impediremo! Noi vogliamo e possiamo lavorare sulle sintesi possibili, su progetti concreti, sulla politica come servizio al bene comune. E se una scissione potremo auspicare sarà dai politicamente disonesti, da quelli che tramano nell'ombra per fini che con il bene comune non hanno nulla a che fare. Carla Mantelli


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