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“Sostengo l'equo compenso per i lavoratori precari. Solo a Parma 20.000 persone con redditi insufficienti”

30 maggio 2013

Pubblicato in: Articolo P. Maestri

Solo a Parma abbiamo 20.000 persone (stima per difetto) che lavorano in condizioni precarie, dai subordinati alle false partite Iva. Gente in molti casi elevatamente scolarizzata, ma che secondo le statistiche è retribuita mediamente 8.290 euro. Un reddito annuo ben al di sotto della soglia di povertà.


Per dare una prima risposta a questi miei concittadini e a tutti gli italiani che si trovano in tali condizioni, ho firmato una risoluzione che inaugurerà la discussione sull'equo compenso in seno alla Commissione Lavoro, della quale faccio parte.


Il concetto alla base dell'atto è semplicissimo: il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro per assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza dignitosa. Né più, né meno, di quello che sta scritto all'articolo 36 della nostra Costituzione.


Giustamente in questi mesi fanno notizia i dati drammatici dei giovani disoccupati, ma non si deve perdere di vista l'emergenza sociale di chi formalmente ha un'occupazione, ma da quel lavoro non ricava nemmeno quello che basta per sé, figurarsi per sostenere una famiglia.


L'Italia che lavora è più precaria e sfruttata, con una deriva quasi patologica che si trasforma in crollo dei consumi e nuove povertà.

Di fronte a questo scenario l'iniziativa sull'equo compenso da sola non può certo bastare. Come hanno detto più volte i sindacati unitari occorre una riforma del mercato del lavoro che superi la ricetta troppo facile della flessibilità a tutti i costi, come nel caso delle partite Iva lievitate dopo la Riforma Fornero, creando sacche di finto lavoro autonomo. Un esempio che dimostra come la parola "flessibilità" in questi anni sia stata abusata e spogliata di tutte le garanzie per i lavoratori. Quel che ci serve con urgenza si chiama riduzione del costo del lavoro, per aiutare le imprese a creare nuove assunzioni e a tutelare gli occupati esistenti, sempre nel rispetto dell'equo compenso.



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