Mai come in questi anni di crisi Lavoro significa Democrazia. Mai come ora è stato attaccato il diritto ad un'esistenza dignitosa per milioni di italiani, giovani e non. Parlo dell'Italia dei 155 mila esodati ancora senza risposte, del mezzo milione di persone in cassa integrazione a zero ore, del crollo dell'industria nelle zone come il Nord - Emilia compresa - dove il manifatturiero era stato motore di crescita economica e anche sociale.
Parlo di un Paese che non sarà più come l'abbiamo conosciuto e che deve ripartire dal lavoro, inteso come diritto e non come gentile concessione.
In questa stagione, sono particolarmente lieta che oggi le tre grandi organizzazioni sindacali italiane - Cgil, Cisl e Uil - abbiamo deciso di tornare in piazza unite, per testimoniare che il diritto al lavoro è figlio dell'unità.
Ma l'unità dei lavoratori non basta. Non stavolta. Dobbiamo ripartire dall'unità delle parti sociali, tutte. Perché oggi lavoratori e datori di lavoro sono tutti sulla stessa barca, e le decisioni degli uni si ripercuotono agli altri. Dobbiamo ripartire dall'unità della politica, che non può nascondersi dietro l'alibi di una strana maggioranza di Governo per abdicare al suo dovere di fare tutto, di fare l'impossibile, perché almeno si possano costruire le fondamenta di una ripresa che ancora oggi pare lontana. E il primo passo da compiere deve essere quello delle riforme condivise, promosse da un Parlamento e da un Governo che affrontino di petto la riduzione del costo del lavoro, dell'allenamento della morsa fiscale e che sappiano sostituire la parola flessibilità con investimenti strutturali.