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Gruppo PD: "In via Casaburi ci può stare anche un asilo"

6 novembre 2013

Pubblicato in: PD Parma Città

Ci devono essere punti fermi irrinunciabili in un Progetto. Il Progetto-non-progetto (del maggio scorso) di Via Casaburi - invece - non aveva né ancoraggi politici, né ancoraggi etici. Era soltanto un trasloco. Quando si dice che tutti i nodi vengono al pettine! Arriva il momento che gli eufemismi semantici si disvelano agli occhi mostrandosi per quel che sono.

Un trasloco è solo un trasloco, non è un progetto. Allora - lasciando perdere il trasloco - proviamo a ripartire con alcuni punti di riferimento capaci di illuminare il cammino. Il primo punto irrinunciabile: nessun ospite dei Centri Lubiana e Varese si trasferirà in altra sede perché ognuno e tutti si ha il diritto di "ri-conoscere" la propria casa come luogo della propria esistenza di vita e della propria storia. Nessuno avochi mai più a sé la pretesa di decidere il destino degli altri in ambiti di così intime scelte. Nessuna ragione di ordine economico può confliggere con il rispetto dei diritti fondamentali di ciascuno e di tutti. Nessun committente (il comune) e men che meno nessun  fornitore di servizi (cooperative????E a che titolo?) si azzardi a invadere ambiti di scelta di pertinenza specifica di ciascuna persona disabile.

Le esperienze positive dei Centri Lubiana e Varese devono essere gelosamente conservate e valorizzate. Esse costituiscono un patrimonio che nessuno può permettersi di disperdere. E' chiaro - hic et nunc - il punto di riferimento da cui partire? Ecco allora che - solo partendo da un porto certo - dinanzi ai nostri occhi - in tutta evidenza -  si para Via Casaburi. Via Casaburi è una risorsa, non può essere un problema. Se lo è diventato (un problema) si deve pensare a incapacità (non solo dell'attuale amministrazione, ovviamente).Via Casaburi offre la possibilità di provare a pensare-anche in situazione di difficoltà economica - a risposte personalizzate a più - e diversi - bisogni. Via Casaburi può permettere di "sperimentare" con risposte "diverse". Qui potranno trovare posto e giusta collocazione i ragazzi disabili che ancora attendono risposte adeguate e potranno trovar spazio-ad esempio- soluzioni in emergenza temporanea.

Potrà diventare - Via Casaburi - luogo dell'accoglienza on demand per i bisogni dei ragazzi disabili e  delle loro famiglie. Poi - soddisfatte le esigenze prioritarie - una parte di Via Casaburi deve essere restituita al territorio, alla realtà locale. Via Casaburi non deve mai più correre il rischio di diventare la riproposizione di luogo dell'esclusione e della marginalità che deve essere allontanata dal corpo sociale. Fare del Patrizia Ferri "il" centro, la struttura di accoglienza  della "disabilità" in quanto categoria, condizione umana, elemento stigmatizzante, avrebbe costituito l'errore "originale" di qualsiasi trasloco-progetto e avrebbe fatto fare un passo indietro nella storia dei servizi alle persone in difficoltà nella nostra città, un passo indietro nella stessa  evoluzione dei servizi.

Un tradimento della mission nei servizi alla persona. Lo diciamo e lo ripetiamo a chiare lettere: non vogliamo nessun Polo della disabilità! E' irrinunciabile - per noi - la lotta allo "stigma", all'esclusione sociale, all'allontanamento dal corpo sociale delle persone disabili. Inoltre, abbiamo un'altra certezza e cioè che la qualità dell'assistenza alle persone disabili sia in grado di produrre - a cascata - effetti su altri ambiti dell'assistenza.
Nessuna valutazione di effettivi o virtuali, verificati e verificabili o, invece, solamente auspicati risparmi poteva valere un simile tradimento.

In Via Casaburi può trovare collocazione un asilo/scuola materna e si potrebbe così dar risposta a  bisogni particolarmente sentiti nella nostra comunità proponendo una soluzione "composita" che dia reciproco valore all'essere insieme in Via Casaburi: ecco allora che Via Casaburi troverebbe una nuova anima e un perimetro più largo di Polo di aiuto complessivo a tutta la comunità.

Maurizio VESCOVI,
Nicola DALL'OLIO,
Pierpaolo SCARPINO,
Giuseppe BIZZI




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