I recinti delimitano e dividono, tracciano confini, stabiliscono un dentro e un fuori, chiudono. Vanno bene per gli animali al pascolo, non per una piazza nel cuore della città.
Piazzale della Pace non ha bisogno di essere chiusa come propone qualcuno. La sua bellezza sta proprio nell’essere uno spazio aperto, libero da ingombri e delimitazioni. Recintarla sarebbe la risposta sbagliata ad un problema di degrado reale.
Piazzale della Pace ha bisogno innanzitutto di essere pulita, riordinata e riqualificata. Le fioriere e le vasche delle fontane, spente da anni, vengono usate come cassonetti di rifiuti. I bidoncini rossi sono sparsi alla rinfusa nel prato. Le torri faro con la base in blocchi di cemento sono orrende, il solito provvisorio fattosi permanente. Il cotico erboso è degradato e il sistema di irrigazione funziona poco e male. Voltoni e contrafforti sono usati come latrine.
La cura della spazio è fondamentale se si vuole intervenire sui comportamenti e sulle frequentazioni. Bisogna partire da lì, ripensando gli arredi urbani, sistemando il prato, riprogettando l’illuminazione in modo consono al contesto architettonico, garantendo pulizia e manutenzione. E, perché no, pensando di ricostituire una parte del giardino di platani di Maria Luigia di cui sopravvivono alcuni maestosi esemplari
Piazzale della Pace va poi presidiata e frequentata. Dalla polizia municipale certo, che dovrebbe essere liberata da incombenze come quella di sostituire i nonni vigili davanti alle scuole. Ma soprattutto dalle persone. E perché questo accada occorrono luoghi di incontro e socializzazione: bar o chioschi con tavoli e sedie all’aperto. Senza però aggiungere e improvvisare altre casette di legno. Ma pensandoli e inserendoli dentro a un progetto complessivo di riqualificazione.
Nel quale dovrebbe trovare spazio la riapertura sotto i volti verso Ponte Verdi del book-shop. Lì, di fronte all’ingresso dei musei, a due passi dal parcheggio Toschi e dalla stazione, nel luogo dove partono e si ritrovano le comitive dei turisti, andrebbe collocato l’ufficio turistico unificato e il punto informazioni, con caffetteria, emporio e servizi igienici pubblici.
Agli interventi di riqualificazione andrebbe poi accompagnato un programma di eventi e manifestazioni per utilizzare e vivere la piazza. I muri della Pilotta si prestano per spettacoli di luci e video-mapping, vere magie luminose che si possono ammirare già da anni in città come Chartres e Praga. Il cortile del Guazzatoio, uno dei luoghi più belli della città che molti parmigiani nemmeno conoscono, potrebbe ospitare proiezioni di film all’aperto o concerti.
Questi sono solo spunti per un progetto che deve essere guidato dal Comune e vedere coinvolti, oltre ai cittadini, tutte le istituzioni che insistono e hanno competenze sul piazzale, le Soprintendenze, l’Università, i Musei, la Provincia.
Come per la Ghiaia, l’amministrazione pubblica è chiamata a creare le condizioni, con interventi coordinati e mirati, perché la piazza diventi un luogo frequentato e vissuto, sentito come proprio da chi abita la città.
Le recinzioni lasciamole agli alpeggi di montagna.
Nicola Dall'Olio
Capogruppo PD Consiglio Comunale