La quiete dopo la tempesta?
No! La vicenda del Teatro Regio vive più semplicemente una fase meno acuta della tempesta: una pausa. La fine é ben lontana. Supposizioni? Assolutamente no! Quale altro significato hanno il rinvio di quindici del CdA, il blocco del processo di selezione (la Commissione aveva chiesto che i candidati fossero invitati per presentare un programma in vista della valutazione finale), l'affermazione che il CdA non é vincolato alla risultanza della selezione se non quello di prendere tempo per recuperare il filo perduto della matassa? E di più: dopo la pace su carta stampata, caratterizzata dall'esclusione dell'Assessore alla Cultura quasi fosse stata la "pietra dello scandalo" (!?!) e da reciproci riconoscimenti sulla validità dei risultati della commissione, la "rosa dei sette petali" é stata palesemente scartata.
Sconcertante a dir poco!
La triste ragione é una sola: scegliere nella rosa sarebbe stato troppo "rischioso" perché potrebbe risultare provata l'esistenza di una scelta predefinita. Meglio, di conseguenza, arrivare verso la fine di dicembre e, in nome dell'urgenza, provvedere ad una nomina diretta magari di persona, al di fuori della rosa, ma per sempre gradita all'operazione perseguita. Un gioco da bambini in senso letterale: Santa Lucia é vicina! Un gioco, però, sempre deprecabile e perdente. Gli attori di questa "commedia", non si rendono conto che Parma non accetterà mai di vedere svendere uno dei suoi gioielli. E per il Teatro Regio il tentativo risale nel tempo: un merito che devo riconoscere ad Ubaldi é quello di essersi opposto a tutto questo e di aver vinto, a suo tempo, la battaglia. Quella battaglia che l'Amministrazione Comunale di oggi non vuole più combattere, consentendo che il Teatro Regio diventi un teatro di servizio o di accoglienza, uno dei teatri di una catena teatrale simile alle catene di hotels! E non più il Teatro Regio con il Festival Verdi di Parma e di Busseto. Impensabile! Un tempio della lirica riconosciuto a livello mondiale ridotto a teatro di provincia: un patrimonio di tradizioni e di credibilità dall'incalcolabile valore per Parma (non solo per Parma lirica)svenduto tramite la nomina di un "grand commis" di interessi extraterritoriali e per un progetto extraparmigiano. Tutto quadra! Come non andare con la mente all'idea lanciata qualche tempo fa dall'Assessore alla Cultura, che ha parlato di un giovane direttore per un teatro di avanguardia? Le difficoltà del momento, le previsioni non rosee sull'inclusione con la legge di stabilità del Festival Verdi tra i Festival con finanziamento annuale costante e qualche argomento demagogico saranno usati per giustificare sia l'abbandono del Teatro Regio e del Festival Verdi da parte dell'Amministrazione Comunale sia la correlata nomina del "grand commis": la politica della liquidazione di Parma continua. E' la decrescita felice, cui questa Amministrazione condanna giorno dopo giorno questa città. Una politica che sta per fare un salto di qualità negativo: il saldo (= svendita) del Teatro Regio nel contesto di un'operazione di potere, che é scandalosa e che da il vero senso delle parole del Sindaco sulla etica politica e amministrativa nonché sulla trasparenza: la predica di chi razzola male.