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Pizzarotti va in Giappone mentre Parma rischia di perdere 'Europa

18 dicembre 2014

Pubblicato in: Gruppo PD Comune PR

Pizzarotti sostiene di essere andato in Giappone per promuovere il territorio di Parma e le sue imprese.  Detto che non è stato eletto per fare il promoter territoriale e commerciale, ma il sindaco, con funzioni e competenze che sono stabilite per legge e non a piacere di chi ricopre la carica, qui il rischio è che mentre si va in Giappone, Parma perda l'Europa e resti tagliata fuori dalle principali direttrici di trasporto e di sviluppo.
Il cantiere della nuova sede della Scuola per l’Europa è fermo da un anno e mezzo. L’edificio benché realizzato per più del 90% sta andando incontro ad un rapido degrado. L’attuale sede (la scuola ex-Pascoli) ha spazi inadeguati tanto che devono essere prese in prestito aule e laboratori da altre scuole. Gli ispettori europei avevano già evidenziato nel 2012 una situazione critica, ma non avevano preso provvedimenti in previsione dell’apertura della nuova sede. Il rischio è che alla prossima e ormai imminente visita ispettiva, non essendoci prospettive per la nuova sede, si perda l’accreditamento come Scuola per l’Europa. E vengano così a mancare le condizioni per mantenere la sede di EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare che rende unica Parma nel panorama delle città italiane di media dimensione.
Anche per il Collegio Europeo, la scuola di alta formazione post-universitaria in studi europei, il futuro è incerto. Mancano i fondi e un disegno strategico per rilanciare un istituto che ha solo due altri esempi in Europa. Se non si prendono rapidamente decisioni e provvedimenti, in particolare per la scuola per l'Europa, se non c’è una risposta comune e coesa da parte delle istituzioni e delle forze economiche e sociali del territorio, Parma rischia di perdere la sua dimensione di città europea e le opportunità che da questo ne derivano, vanificando due decenni di lavoro e di investimento, politico ed economico.

In questo quadro non aiuta la progressiva marginalizzazione di Parma dai principali nodi e direttrici di trasporto. L’iniziativa dei giorni scorsi con la convention dei commissari di tutti i paesi che partecipano ad EXPO è stata sicuramente di rilievo e un’occasione di promozione internazionale della città. Ma se poi la città ha poco da offrire nel concreto (basti pensare alla povertà della stagione lirica senza opere di Verdi) e non dispone di collegamenti trasportistici adeguati, diventa difficile capitalizzare quanto si è promosso e intercettare i flussi di visitatori che muoverà EXPO.
Le sorti dell’aeroporto sono appese ad investimenti cinesi tuttora incerti. La stazione, costata decine di milioni di euro, è un bel contenitore in cui fermano solo treni regionali e poco altro. Nel 2015 Reggio Emilia avrà 11 fermate giornaliere in più di treni ad alta velocità che si aggiungeranno a quelli già esistenti. A Parma rimarremo invece al palo con un solo freccia rossa in tutta la giornata. L’anno di EXPO poteva essere l’occasione per attivare finalmente i raccordi con la linea di alta velocità (un altro investimento di decine di milioni di euro) e avere più fermate di treni veloci diretti per Roma e Milano. Interpellato mesi fa al riguardo in consiglio comunale, il Sindaco aveva risposto che ci sarebbe stato uno studio dell’Università. Non si sa se questo studio sia mai stato realizzato o perfino affidato dal Comune. Ma ci voleva uno studio per avere più treni che fermano a Parma?
Qui il tema è recuperare una centralità perduta (un tempo da Parma partivano treni per Parigi…) che rischia di mettere Parma al margine dei grandi flussi di merci e persone, compresi i milioni di visitatori di EXPO. E oltre all’attivazione dei raccordi con l’alta velocità, occorre puntare con decisione, coinvolgendo tutti i livelli istituzionali, sul completamento del corridoio ferroviario Tirreno-Brennero e sul potenziamento dell’interporto di Fontevivo. Con l’entrata in esercizio del tunnel di base del Brennero (prevista per il 2026), si incrementeranno i flussi da e verso il centro Europa e si sposteranno consistenti quote di traffico dalla gomma al ferro. Parma non può perdere anche questa occasione e deve agire per tempo insieme agli altri territori interessati per tornare ad essere un nodo di interscambio centrale di questo asse.

Le risorse si possono e si devono trovare. Ad esempio utilizzando parte dei proventi della concessioni autostradale di Autocisa, come fatto da Autobrennero per il valico di base e come suggerito dal sottosegretario ai trasporti Nencini in un recente convegno a Fornovo. Oppure cercando di intercettare fondi europei, cosa su cui fino ad oggi il sistema Parma appare molto carente. A febbraio 2015 scade un bando della Commissione da 1 miliardo di euro che destina più di 250 milioni ai corridoi di raccordo di secondo livello (comprehensive network) quale è il Tirreno-Brennero. Perché non presentare un progetto coinvolgendo Cepim, Ferrovie dello Stato e la Regione?
Non tutto dipende certo dal Comune. Ma venendo meno la Provincia, il ruolo del Comune di Parma è centrale per fare da traino e capofila mettendo insieme le rappresentanze economiche e sociali del territorio e coinvolgendo i vari livelli istituzionali, dalla Regione al governo, con il supporto di consiglieri regionali e parlamentari.
Il Sindaco, invece di andare 5 giorni senza alcun mandato alla sagra dello spaghetto di Kagawa, farebbe bene ad occuparsi di queste cose per cercare di mantenere Parma agganciata all’Europa. Perché se perdiamo questo treno i potenziali visitatori giapponesi, russi o in futuro, chissà, australiani, cinesi, a piacere delle trasferte esotiche del sindaco, serviranno a ben poco per risollevare le sorti di una città in declino. Anzi difficilmente li vedremo mai a Parma, anche perché faticherebbero non poco a raggiungerla e trovarla.
Nicola Dall'Olio
Capogruppo PD Consiglio comunale



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