Le elezioni comunali nel parmense non sono andate bene per il centrosinistra, che ha perso nei due comuni che amministrava (Fontevivo e Varano) e non è riuscito a strappare il terzo al centrodestra (Soragna). Sui motivi che hanno portato a questo risultato ci sarà tempo e modo di riflettere. Desidero comunque ringraziare i candidati sindaco del Pd e le liste che li hanno sostenuti per il grande impegno che hanno profuso in una situazione oggettivamente complicata e in un momento difficile. Un ringraziamento particolare rivolgo a Luigi Bassi, sindaco uscente di Varano de’ Melegari, per i 10 anni di intenso impegno sia a livello comunale sia a livello comprensoriale. Ai nuovi sindaci eletti auguro buon lavoro.
Anche sul piano nazionale il risultato non è stato quello sperato, né per il numero di Regioni conquistate – nonostante la vittoria 5 a 2 sia netta – né per i consensi ottenuti dalle liste del Pd. Hanno pesato le scelte non felicissime di alcune candidature, le divisioni all’interno del partito che qualcuno ha voluto alimentare ad arte e una crisi sociale profonda che ha favorito chi urla più forte e parla alla pancia della gente, come Lega e M5S. Questi risultati sono un segno di indebolimento della leadership di Matteo Renzi e un segnale di sfiducia nel Pd? Una riflessione sul punto è doverosa, ma leggo conclusioni affrettate che dimenticano la natura di queste elezioni, il momento particolare in cui si sono svolte, con importanti e contrastate riforme in via di definizione. Quali leader, assumendosi la responsabilità di scelte forti, non ha pagato qualche prezzo elettorale? Resta comunque evidente un dato: dal quadro confuso e frastagliato delle regionali i veri punti di riferimento per la politica italiana e il Paese, al di fuori degli avventurismi, restano il Pd e il premier. Il dato più negativo in assoluto di queste elezioni rimane quello dell’ulteriore e considerevole aumento dell’astensione, che ha colpito anche i tre Comuni del parmense e le Regioni dove tradizionalmente la partecipazione è più alta.
Un dato che conferma come ci sia ancora molto da lavorare per recuperare la disaffezione e la sfiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni; rapporto più che mai difficile nel momento in cui si innestano processi di vero cambiamento. Per quel che riguarda il Pd, spero che questi risultati inducano a una riflessione sulla fisiologia della dialettica interna per recuperare uno spazio di vero confronto nel merito dei problemi e portare al superamento della deteriore logica del partito nel partito, negatrice della regola fondamentale della democrazia e ostativa all’affermazione del Pd come forza di cambiamento e di governo riformatore del Paese.
Giorgio Pagliari