Tutto è bene quel che finisce bene!
Nel caso della Grecia, ho dei forti dubbi che sia il caso di utilizzare questo detto.
La firma dell’accordo lascia nel campo morti e feriti, mentre è molto faticoso scorgere dei vincitori.
Tsipras è chiaramente indebolito: sostanzialmente, accetta per real politick ciò che ha rifiutato poco più di quindici giorni fa, “regalando” alla Grecia un referendum inutile, uno stress dal danno marginale enorme e una situazione – temo – di ingovernabilità.
L’Europa conferma il suo stato di acutissima crisi.
La costituzione materiale europea è un antitesi radicale ed insanabile con i principi, su cui è stata fondata l’Europa, e con i trattati di Roma, Maastricht e Lisbona.
La Germania ed i suoi satelliti, ché a ciò riducono l’Europa la Merkel e il suo Ministro della Finanze, è un’immagine – preeuropea – da nostalgici ed è una prospettiva insostenibile. Così non c’è futuro.
La riprova è che questa situazione mi pare che abbia aumentato e non abbattuto la diffidenza verso l’Europa politica. Ed è assolutamente logico per gli europeisti: volevano (e vogliono) il mercato unico, l’abbattimento delle frontiere, l’integrazione tra le nazioni e i popoli, non la creazione degli stati uniti di Germania, per di più ridotti a una sorta di “ragioneria dello Stato”.
Non può essere!