“L’area vasta non dev’essere un’entità pensata in una logica amministrativa (la stessa, che portò, a suo tempo, a creare le Province), che porterebbe di fatto, ad una mera aggregazione delle (ex) Province. Al contrario, va creata partendo dall’analisi della realtà socio-economica, delle sinergie esistenti e di quelle potenziali. Lo scopo, infatti, non deve essere quello di dar vita ad un ente territoriale in senso tradizionale, ma ad un ente che possa davvero e sostanzialmente svolgere la funzione di “promoter” dello sviluppo. E ciò non tanto regolando i processi secondo l’ottica amministrativa tradizionale, ma indirizzando, promuovendo e favorendo le sinergie e le iniziative di sviluppo del tessuto sociale ed economico nella prospettiva della sussidiarietà orizzontale dell’articolo 118, IV comma, della Costituzione (“Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”).
In questa prospettiva, l'ipotesi più auspicabile è quella dell'area vasta da Modena a Piacenza.
Polo industriale della ceramica, Food valley, tessuto industriale diffuso, sistema del Welfare, centralità logistica e trasportistica accentuata dalla stazione dell’Alta Velocità ferroviaria e dal nostro aeroporto, popolazione attiva ed intraprendente sono tutti elementi che dimostrano la validità del disegno. Così come l’effetto riequilibratore degli assetti istituzionali e socio-economici che una simile area vasta determinerebbe in Emilia-Romagna.
Le preoccupazioni per l'eccessiva vastità dell'area medesima sono legittime, ma non tengono conto dell'esigenza, sempre più marcata, di aggregazioni più ampie, forti e competitive sul piano socio-economico”.