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Pane fresco, chiamiamolo per nome

22 luglio 2015

Pubblicato in: Articoli G. Romanini

Era un impegno scritto fin dal 2006 nel decreto “Bersani” sulle liberalizzazioni e da assolvere entro un anno ma così non è stato. Oggi  di quell’impegno si torna a parlare su iniziativa del deputato PD  Giuseppe Romanini che oltre a mettere a punto una proposta di legge ormai pronta, ha depositato due risoluzioni: una nella Commissione in cui siede, la XIII Agricoltura della Camera, l’altra con la prima firma del collega Galperti alla X Commissione Attività Produttive.

Nel testo, sottoscritto da una quindicina di deputati delle due Commisisoni, si richiama quell’impegno assunto nella legge 248 del 2006 in cui, fra le principali misure, si prevedeva all’art. 4 la liberalizzazione dell’attività di produzione di pane e al comma 2- ter del citato articolo si annunciava l’emanazione di un decreto redatto dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle politiche agricole e della Sanità, volto a disciplinare la denominazione di “panificio”, “pane fresco” e “pane conservato”.  

 “L’obiettivo era la tutela della corretta informazione per i consumatori e la valorizzazione del pane fresco italiano – spiega Romanini un  tema che ho ripreso lavorando alla Proposta di Legge in materia di produzione del pane che depositerò fra breve e che mira a valorizzare uno dei prodotti dell’eccellenza italiana. Proprio negli incontri preliminari avuti con le associazioni dei Panificatori è emersa l’esigenza di riprendere le fila di un provvedimento che pur avendo avviato l’iter anche in sede europea, si è arenato, creando così un vuoto legislativo che si ripercuote su tutte quelle aziende italiane che quotidianamente sfornano il pane. Le due risoluzioni che ho scritto e presentato – conclude - hanno la funzione di impegnare il governo a completare una normativa necessaria a fare chiarezza su un prodotto base della dieta italiana e mediterranea”.

Questo l’impegno che le risoluzioni presentate affidano al Governo: recuperare  il vuoto legislativo provvedendo al varo del Decreto ministeriale annunciato nella legge 4 agosto 2006, n. 248, aiutando in questo modo il rafforzamento strutturale delle imprese che esercitano l’attività di panificazione e consentendo ai consumatori di riconoscere con chiarezza quando il pane è fresco, cioè fatto secondo un processo di produzione continuo e privo di interruzioni finalizzate al congelamento, e quando non lo è. 



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