E' stata approvata dal Senato con 145 voti favorevoli e 97 voti contrari la Riforma della pubblica amministrazione, che ottiene così la sanzione definitiva e si prepara a divenire, con la firma del Presidente della Repubblica e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, legge dello Stato. Un provvedimento che rappresenta, come ribadito più volte dal relatore al Senato, il parlamentare Pd Giorgio Pagliari, molto più che una semplice riorganizzazione, e che trasforma in maniera profonda la realtà attuale.
“La Riforma ridisegna innovando e tutela profili importanti del diritto di cittadinanza” afferma Pagliari. Ma al centro del provvedimento adottato dal Senato ci sono anche le novità riguardanti società partecipate e servizi pubblici locali. “La legge pone le premesse per un freno alla corruzione, allo sperpero di denaro pubblico e al clientelismo – spiega infatti Pagliari – nel passaggio alla Camera erano stati poi introdotti nuovi articoli, modifiche e integrazioni valide e da riconoscere come apporto positivo in materia di processo contabile e di accelerazione dei procedimenti in materia di insediamenti produttivi e di opere pubbliche”. Secondo Pagliari tra i provvedimenti di maggiore rilevo ci sono anche quelli relativi al processo davanti alla Corte dei conti per l'accertamento della responsabilità erariale degli amministratori pubblici che permetterà “di avere un codice del processo in coerenza con la tendenza giusta a dare a tutte le giurisdizioni contemplate dalla nostra Costituzione un codice o un testo unico”. Sono giudicate poi rilevanti dal relatore le norme sull'accelerazione dei procedimenti in materia di insediamenti produttivi e di opere pubbliche, che permetteranno tempi di realizzazione più brevi.
Il senatore Pd ha ricordato però anche come il percorso parlamentare della legge, compiuto in costante dialogo con il Governo, abbia dovuto fare i conti con le “molte resistenze al cambiamento”.
“È necessario che tutti accettino la sfida della riforma – afferma - che lascino gli egoismi e che si mettano in gioco, perché la vittoria delle riforme non è la vittoria di una parte, ma del Paese”. Un riferimento alla battaglia parlamentare del M5S che nella relazione conclusiva di fronte all'aula del Senato era stato esplicito. “Quella del Movimento 5 Stelle non è una battaglia per l'Italia – conclude Pagliari - ma è una battaglia per il disfattismo, quel disfattismo che è solo un terreno di conquista di questo partito”.