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Rivoluzione famiglia: aiuti universali, più equità e maggiori risorse per i genitori con figli a carico. Il senatore Pagliari tra i promotori dell'iniziativa

28 settembre 2015

Pubblicato in: Articoli G. Pagliari

Se l’Italia non fa più figli, se le famiglie numerose sono sempre più rare, se più hanno figli a carico più sono povere è anche perché le nostre politiche per la famiglia sono inadeguate e molto al di sotto degli standard europei: legislazione frammentata, limitazione dei beneficiari, iniquità dei trattamenti, troppe poche risorse economiche stanziate a sostegno. Nella gran parte dei Paesi dell’Unione europea le politiche sono più semplici, le dotazioni più consistenti e gli assegni per i figli universali, nel senso che non dipendono dalla condizione professionale e non si perdono in caso di disoccupazione. In Italia, invece, c’è una situazione normativa  paradossale che penalizza i nuclei familiari più fragili, numerosi e poveri. Qualche esempio: l’assegno al nucleo familiare è riservato a dipendenti, pensionati e a poche altre categorie di atipici; si conserva durante il trattamento di disoccupazione ma si perde alla sua scadenza; per le famiglie povere è previsto un sussidio specifico ma solo a partire dal terzo figlio; chi fa la dichiarazione dei redditi può beneficiare delle detrazioni per familiari a carico purché abbia un reddito superiore alla soglia di incapienza, col risultato che chi non la supera non ha alcun vantaggio fiscale.

Per superare questa situazione, un consistente gruppo di senatori, in gran parte del Pd, tra cui Giorgio Pagliari, presentò nell’aprile dello scorso anno un disegno di legge delega al Governo (primo firmatario il senatore Stefano Lepri, vice presidente del Gruppo Pd) teso a riordinare e potenziare le misure per il mantenimento dei figli a carico, nonché per rendere più semplice, equo e meno oneroso il carico familiare dei genitori. Il Ddl è stato ora incardinato nei lavori della Commissione Finanze del Senato e dovrebbe essere discusso e approvato in tempi brevi.

“La proposta – spiega il senatore Pagliari - prevede un’unica misura generalizzata di beneficio per i minori a carico sostitutiva di tutte le agevolazioni finora riconosciute. L’applicazione del criterio universalistico agli aventi diritto è prevista fino alla soglia di reddito del nucleo famigliare di 70mila euro, per scaglioni: minore è il reddito, maggiore è il sostegno. La copertura finanziaria arriverà dai risparmi derivanti dall’eliminazione di molte delle misure oggi previste: una “spending review” del sociale che consentirà un incremento della dotazione complessiva di almeno 4 miliardi in due anni, rispetto al 2014. L’obiettivo – continua Pagliari - è assicurare il diritto ad avere figli rimuovendo gli ostacoli di ordine economico ed eliminando le iniquità,  allineando così l’Italia alle migliori esperienze europee”.

Di cose da cambiare, in questo contesto, ce ne sono parecchie. Qualche esempio. Oggi si spendono 6,5 miliardi per gli assegni famigliari, ma solo 0,8 miliardi sono destinati ai nuclei con tre o più figli a carico e comunque l’erogazione è vincolata alla sussistenza di un rapporto di lavoro dipendente o parasubordinato. Le detrazioni per minori a carico ammontano invece a 10,5 miliardi di euro, ma sono legata alla capienza fiscale. Il risultato è che i disoccupati, le persone con occupazione non dipendente e quelle a più basso reddito che hanno o vorrebbero avere figli, oggi non hanno alcun aiuto dalla legislazione. La legge delega vuole eliminare queste contraddizioni.

A fronte di una spesa sociale dell’Italia in fondo non troppo distante da altri Paesi europei , inoltre, vi è oggi uno sbilanciamento evidente nella protezione verso la vecchiaia (il 52,1% della spesa sociale contro circa il 40% della media europea) e una scopertura altrettanto marcata rispetto alle misure a vantaggio delle famiglie con figli a carico (4,8%, più o meno la metà rispetto ad altri paesi come Germania, Francia, Svezia). La conseguenza, secondo il rapporto Eurostat, è che in Italia per il sostegno alla genitorialità la spesa è pari al 1,3% del PIL contro il 2,1% della media UE.

Non è proprio un caso, dunque, che l’Italia sia agli ultimi posti per tassi di natalità. E nemmeno che chi fa più figli diventi più povero. Secondo l’Istat, la presenza di figli minori, soprattutto se più di uno, fa schizzare verso l’alto la quota di famiglie in condizione di povertà relativa: quelle con 3 o più figli a carico erano ben il 28,5% nel 2012, contro il 20,1% con 2 figli minori e il 15,7% con uno. Avere tre figli è in Italia un fattore che porta alla deprivazione materiale in misura assai maggiore rispetto ad altri Paesi europei: un quinto delle famiglie numerose non riesce a soddisfare bisogni  fondamentali come pasti adeguati, riscaldamento in inverno, pagamento dell’affitto, una settimana di ferie all’anno. Segno di un sistema di protezione sociale inadeguato, che il disegno di legge vuole profondamente modificare.  



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