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Riforma costituzionale, Pagliari in aula al Senato attacca le opposizioni: “Avete rifiutato il confronto di merito sul nuovo modello parlamentare”

9 ottobre 2015

Pubblicato in: Articoli G. Pagliari

Il senatore Giorgio Pagliari è intervenuto ieri nel dibattito in corso al Senato sulla riforma della Costituzione. A nome del Gruppo Pd, ha respinto gli emendamenti all'articolo 27 che introduce il principio della trasparenza nella organizzazione della pubblica amministrazione, in quanto, ha detto “non accentuano il significato della riforma proposta nel testo uscito dalla Camera dei deputati, ma tendono a svilire quel significato”. Nel suo discorso, più volte interrotto dagli applausi, Pagliari ha poi negato che le modifiche introdotte dal disegno di legge Boschi alla nostra Carta contengano elementi di sovversione della democrazia e ha accusato le opposizioni di avere rifiutato in modo aprioristico il confronto sul nuovo modello parlamentare. Di seguito, il resoconto stenografico del suo intervento:

“Signor Presidente, il Gruppo del Partito Democratico voterà contro questi emendamenti, ma, prima di soffermarsi sul loro stretto contenuto, credo che, a questo punto della discussione, vadano ripresi alcuni concetti di fondo.

Credo che, prima di tutto, vada chiarito e ribadito che lezioni di democrazia non ne accettiamo da nessuno. Credo che vada ribadito, ai sensi degli articoli 2, 3 e 21 della Costituzione, che il rispetto delle opinioni è la regola fondamentale della democrazia.

Chi in quest'Aula si è permesso, magari avendo un passato non proprio limpido sul piano della libertà delle decisioni assunte in questo Parlamento, di contestare le nostre scelte dicendo che siamo dei venduti, dei cortigiani, oppure che siamo dei parlamentari che non hanno il coraggio di opporsi al proprio leader, si ricordi anche che per la maggior parte noi siamo in Parlamento perché abbiamo fatto le primarie. Noi siamo in Parlamento perché siamo stati legittimati dal nostro elettorato e dai cittadini che hanno voluto interessarsi alle nostre elezioni, quindi sul piano dell'investitura in questo Parlamento che aveva regole di nominati, ma per responsabilità del Centrodestra, noi siamo quelli che hanno una legittimazione che non deriva direttamente dal capo.

Vorrei anche aggiungere che sul piano della dignità personale, quando si scade su questi livelli è perché non si hanno argomenti di merito da portare. In questa discussione abbiamo continuato a sentire insulti e non abbiamo mai trovato una vera proposta alternativa e questa commedia continua ancora, anche nel ritiro degli emendamenti fatto tatticamente per accelerare il voto. Il livello del confronto, della serietà del confronto, ha altri modi di esprimersi, ha altri livelli di difesa delle opinioni e altri livelli di capacità di confrontarsi sul merito delle questioni.

In questo Parlamento, infatti, non c'è stata la capacità di confrontarsi sul nuovo modello parlamentare che è stato portato in quest'Aula. Non c'è stata la capacità confrontarsi, ma solo la rincorsa a mantenere il modello che c'era, a trovare alternative non adeguate all'aggiornamento del modello parlamentare che invece era indispensabile. Tutte le discussioni erano ripiegate su se stesse, non in una logica di ricerca di equilibri e soluzioni necessarie al Paese, ma in una logica tutta tattica, tutta partitica e tutta legata all'interno dell'equilibrio di questo Parlamento.

Noi abbiamo continuato a sostenere le nostre posizioni, continuiamo a sostenerle e, nel rispetto delle opinioni altrui, diciamo basta - lo diciamo noi - a questa commedia che è offensiva rispetto ai principi fondamentali della democrazia e anche rispetto a un progetto di riforma costituzionale. Vorrei infatti capire ancora oggi, dopo le discussioni avvenute oggi, cosa c'è nel nuovo modello di Parlamento di antidemocratico, di sovversivo della democrazia, di svendita della partecipazione dei cittadini. Cosa c'è? Io lo vorrei sapere. Adeguando il modello parlamentare all'evoluzione di un sistema istituzionale e sociale, abbiamo dato all'assetto parlamentare quella doppia funzione che già i Padri costituenti avevano in nuce, perché lo testimoniano gli atti dell'Assemblea costituente e, a molti anni dall'entrata in vigore della Costituzione, abbiamo assunto il tema della necessità di modificare il modello parlamentare e abbiamo voluto fare una scelta che, come abbiamo detto in questa sede, non era neanche la più semplice, perché c'era anche quella dell'abolizione del Senato. Abbiamo fatto una scelta che cercava di riattualizzare la funzione del Parlamento nel suo complesso e di dare un assetto che consentisse anche di superare alcune incongruenze che erano venute ad evidenziarsi nel modello parlamentare che andiamo a superare. Abbiamo sostituito un modello parlamentare con un altro e il confronto su questo nuovo modello parlamentare non è stato mai affrontato.

Vi siete sempre fermati a demonizzare l'attacco alla democrazia o la inaccettabilità aprioristica, ma un confronto sul modello, sulla ricerca e sullo sforzo nel Senato delle istituzioni territoriali di ritrovare un equilibrio (che in Italia era venuto meno) nella relazione tra le Regioni, i Comuni e il legislatore statale, lo avete rifiutato. Su questo tema non avete mai dato un minimo di contraddittorio nel merito. Crediamo che proprio i valori fondanti della Costituzione richiedessero a questo Parlamento di fare un confronto su questo. Aspettiamo ancora questo confronto, perché credo che esso avrebbe potuto legittimare il dibattito sull'elezione del Presidente della Repubblica, molto più compiutamente di quanto non abbia fatto la discussione minuta su quel punto.

Vorrei capire perché, nel modello del nuovo Parlamento, il Senato delle istituzioni territoriali non realizzerebbe una maggiore spinta all'autonomia, non attuerebbe maggiormente l'articolo 5 della Costituzione. Lo vorrei capire; infatti, il sistema elettorale che è stato individuato consentirà che in questo Senato vengano persone scelte direttamente dai cittadini, magari anche i Presidenti delle Regioni in quanto eletti dai cittadini, e consentirà di avere, in questa sede, non un di meno di democrazia, ma un di più”. 



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