“Una liberalizzazione sconsiderata”. La pensa così Giuseppe Romanini, deputato di Parma in Commissione Agricoltura, a proposito della paventata intenzione della Ue di privare della tutela i vini identitari, cioè che prendono nome dal vitigno e non da una zona o paese, fra cui il Lambrusco.
Sulla questione Romanini con il collega Carra ha presentato una specifica risoluzione in Comagri, sottoscritta da un nutrito numero di deputati, con l’obiettivo di impegnare nella difesa di quanto stabilito fino ad oggi direttamente il Governo.
“Ha fatto bene l’on. De Castro a sollevare pubblicamente il problema e il nostro Ministero dell’Agricoltura a opporsi – dice Romanini – togliere il Lambrusco dalla lista dei vini protetti dalla Ue per il solo fatto che questo vino, così come altri fra cui il Vermentino, non possiedono un riferimento geografico, è una assurdità che costerebbe molto cara alle terre di produzione a vocazione storica, fra cui anche la nostra. Per non parlare della bilancia dell’export visto che il Lambrusco è fra i vini più esportati in tutto il mondo”.
In Emilia vengono prodotti più di un milione di ettolitri di Lambrusco; una produzione enologica a denominazione che vale oltre 500 milioni di euro.
“Le proposte di revisione delle norme comunitarie che disciplinano l’etichettatura dei vini – si legge nella risoluzione - stanno causando grande preoccupazione nell’intero settore vitivinicolo nazionale. E’ stato infatti evidenziato come l’appiattimento di vitigni che rappresentano una autentica bandiera delle produzioni delle nostre zone a generici varietali che potranno un domani essere liberamente prodotti e commercializzati ovunque, significa distruggere l’immagine che le nostre realtà hanno costruito in secoli di duro lavoro e fatica; è stato poi rimarcato come ciò comporterebbe una banalizzazione di alcuni dei principi su cui si regge la forza del settore vitivinicolo nazionale, con possibili ripercussioni negative sulla redditività dell’attività agricola in ampie aree rurali del paese e che riportare il corretto nome del vitigno nelle etichette legato effettivamente alla zona di produzione rappresenta una scelta irrinunciabile per la tutela del Made in Italy ed un fattore qualificante per i consumatori di tutto il mondo”.
Il testo presentato impegna il Governo “a mettere in campo ogni iniziativa necessaria in ambito comunitario affinché, nei processi in atto di revisione delle norme comunitarie che disciplinano l’etichettatura dei vini promossa dalla Comunità Europea, con particolare riferimento al Lambrusco, vengano confermati e rafforzati i principi sanciti dal paragrafo 4 dell’articolo 62 del Regolamento Ce numero 607/2009 e venga conseguentemente vietata ogni modifica della parte B dell'allegato XV, che possa consentire di inserire nell’etichettatura dei vini, compresi quelli senza indicazione geografica prodotti in uno qualsiasi degli Stati membri dell’Ue, quei nomi di varietà di vitigno che oggi sono riservati esclusivamente a specifiche denominazioni d’origine protette o indicazioni geografiche protette”.