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Agricoltura: il Ministero diventa agroalimentare

20 gennaio 2016

Pubblicato in: Articoli G. Romanini

Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali cambierà nome e competenze si chiamerà Ministero per l’Agroalimentare. Ad annunciare la novità è stato lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi  in occasione della firma del protocollo d’intesa 'Diamo credito all'agroalimentare italiano” fra il Ministero e Intesa San Paolo che stanzia 6 miliardi di euro per i prossimi tre anni all’agroalimentare. Risorse  che si stima permetteranno 10 miliardi di euro di investimenti e 70mila nuovi posti di lavoro.

E’ un accordo molto importante perché metterà a disposizione credito in tempi certi con il quale le aziende potranno effettuare investimenti, crescere e generare nuova occupazione –  commenta Giuseppe Romanini, deputato della Commissione Agricoltura che sottolinea il significato connesso con la trasformazione del Ministero che comporterà un significativo trasferimento di competenze dal Ministero dello Sviluppo economico.

“ Il governo considera l’agroalimentare un settore strategico della nostra economia, un elemento identitario dell’Italia, che parla di noi al mondo, un ambito sul quale investire, come dimostra anche l’iniziativa stipulata con Intesa San Paolo. Questa trasformazione del Ministero dell’Agricoltura in Ministero per l’Agroalimentare è una conseguenza di tutto ciò e propone una impostazione di lavoro che a Parma e in Emilia Romagna è prassi quotidiana – spiega -  In Commissione Agricoltura ho difeso da subito questa impostazione, che è nostra e a cui dobbiamo lo sviluppo del territorio.  Noi qui da sempre, e non solo per le produzioni tipiche d’eccellenza, abbiamo una visione del settore primario strettamente connesso alla trasformazione e valorizzazione delle filiere lunghe come quella dello zucchero, del latte, del pomodoro, delle carni suine.  Nel nostro territorio e in Regione quel nome si sposa con la nostra storia e cultura, le nostre tradizioni e il modo stesso di costruire le relazioni. Penso alle Organizzazioni Interprofessionali come quella del pomodoro da industria che riunendo tutti gli operatori della filiera aggiunge all’agricoltura il valore della produzione e lo porta verso il made in Italy e l’export”.

Secondo una indagine di Coldiretti, presentata in occasione della firma del protocollo d'intesa  tra il ministero delle Politiche agricole e forestali e Intesa San Paolo, nel 2015 il fatturato dell’agroalimentare italiano è tornato a salire raggiungendo, nell’anno di Expo, i 135 miliardi di euro sotto la spinta del record storico delle esportazioni pari a circa 36 miliardi di euro (+ 7% ) e della ripresa dei consumi interni. L’agroalimentare risulta essere il secondo comparto manifatturiero Made in Italy che svolge un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità. Secondo l’indagine la svolta si è fatta sentire anche all’interno dei confini nazionali dove è tornata la dieta mediterranea con un aumento che va dal 4% negli acquisti di frutta al 17% per quelli di olio di oliva ma cresce anche la spesa per gli ortaggi freschi e per la pasta secca (+1%), in netta controtendenza rispetto agli anni della crisi dove si era registrato un drastico crollo. I consumi alimentari degli italiani nel 2015 dopo sette anni di calo - conclude la Coldiretti - tornano a salire debolmente dello 0,3% ma con un deciso orientamento a privilegiare cibi salutari per una maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere, secondo elaborazioni su base dei dati Ismea relativi ai primi nove mesi del 2015



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