- “Contrastare il caporalato nel settore dell'agricoltura, inserendo un reato specifico con pene pesanti per queste pratiche, indegne di un paese civile”. I deputati del Partito democratico Patrizia Maestri e Giuseppe Romanini commentano l’assegnazione alle commissioni Lavoro e Giustizia della Camera, dopo l'approvazione al Senato, del provvedimento che inserisce il reato di intermediazione illecita e sfruttamento. “Un provvedimento importante per dare un taglio netto ad una pratica che non solo toglie garanzie e tutele a chi lavora ma rende veri e propri schiavi centinaia di migliaia di uomini e donne in Italia”.
Il caporalato coinvolge, secondo stime sindacali e delle associazioni di volontariato, circa 400.000 lavoratori in Italia sia italiani che stranieri ed è diffuso in tutte le aree del Paese ed in settori dell'agricoltura molto diversi dal punto di vista della redditività. I dati delle ispezioni nel settore agricolo nel 2015 dicono che sono state ispezionate 8862 aziende, più 59% rispetto al 2014, sono stati individuati 6153 lavoratori irregolari, 3629 totalmente in nero e riscontrati 713 episodi di caporalato. “Sono dati impressionanti – sottolinea Romanini – e sono solo quelli accertati che non riescono a raccontare un mondo sommerso e per la maggior parte nascosto. È chiaro che non bastano le pur lodevoli iniziative di molte imprese ed associazioni agricole come quelle del nostro territorio che hanno aderito alla rete per il lavoro agricolo di qualità, serve urgentemente un intervento mirato e diretto per contrastare queste pratiche che determinano anche una condizione concorrenza sleale tra le imprese agricole, a vantaggio di chi si avvale di pratiche scorrette”.
Il disegno di legge, che arriverà in discussione alle commissioni della Camera nei primi giorni di settembre, prevede pene pesanti non solo per il 'caporale' ma anche per le imprese che sfruttano il lavoratore: fino a sei anni di carcere per chi commette il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e una multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. “Credo che questo provvedimento – conclude Maestri – debba anche essere l’occasione per rivedere alcune delle norme sulla depenalizzazione varate lo scorso anno dal Governo”.