L'invito di Sergio Pirozzi ai politici di trascorrere alcuni giorni con i terremotati di Amatrice, condividendo spazi e bisogni, disagi e aspettative, chiama ad una riflessione che va oltre il contesto specifico dell'emergenza e della ricostruzione post terremoto. Nella chiamata del sindaco del comune divenuto simbolo della tragedia dello scorso 24 agosto, c'è indubbiamente la provocatoria intenzione di costringere chi fa politica-e non solo- a fare i conti, personalmente, con la vita vera che da mesi vivono i suoi concittadini scampati alla furia devastante del sisma, vincolandoli ad un'azione politica che rifugga da un impegno di “circostanza”, assunto “in giacca e cravatta” in occasione di una breve visita rituale. L’irritualita’ della proposta di questo amministratore piuttosto incline ad apparire sugli schermi televisivi e ad utilizzare i media per non lasciare spegnere i riflettori sulla sua terra martoriata, pone- forse involontariamente- il tema assai più vasto della concretezza dell'impegno in politica.
Una questione, quella della concretezza, che tocca - in contesti fortunatamente meno emergenziali di quello con cui devono fare i conti Pirozzi e i suoi colleghi dei comuni terremotati - gli amministratori e i politici ad ogni latitudine del paese. In virtù di una constatazione elementare: mai-e poi mai-allontanarsi dalla realtà. E questo è esattamente quanto non deve fare la politica, che è per definizione ricerca e azione concreta volte alla realizzazione di un bene “massimo” e “comune” per i cittadini, quindi per gli elettori e per gli amministrati.
La tensione di un politico e di un amministratore a raggiungere questo obiettivo, quindi, non può mai prescindere e derogare dalla lucida ed intellettualmente onesta identificazione dei bisogni del “qui e ora” dei propri concittadini. Bisogni e problemi che non sono quasi mai riducibili ad astratte categorie, buone per le disquisizioni di partito - o di movimento - ma che scontano le urgenze e la rapidità - talvolta, al contrario, la lentezza - delle trasformazioni socio-economiche e culturali.
Quali sono - e quali sono stati - i bisogni dell'oggi e degli ultimi anni di tanti cittadini della nostra terra? Sono stati e sono i problemi legati alle attività produttive - le tante piccole e medie aziende, le imprese edili, le attività commerciali - che hanno chiuso i battenti anche a Parma e provincia. Sono i tanti giovani, le donne, gli ultracinquantenni che non hanno ancora o che hanno perso il lavoro. Sono i cittadini portatori di fragilità - disabili fisici e psichici, anziani in situazione di solitudine o disagio economico, famiglie monocomponente o monoparentale - che fanno i conti con un quotidiano di fatica, di ostacoli, di privazioni. Queste sono solo alcune, le più drammatiche, urgenze che sfidano la capacità - e la voglia - di concretezza dell'agire politico- amministrativo e, quindi, dell'impegno in politica di ciascuno. È sulla quota di concretezza realmente espressa attraverso la propria attività politico-amministrativa, intesa come capacità di intercettare bisogni reali e aderenza delle risposte fornite, che vanno misurati l'efficacia dell'azione e il valore di ciascun amministratore. La concretezza dell'impegno in politica, intesa dunque come libertà di pensiero e d'azione, rispetto tanto a determinati lacci imposti dai partiti di appartenenza, quanto ad alcune dinamiche interne agli stessi, deve essere la cifra che contraddistingue un vero “politico” e ne fa altro dall'uomo o dalla donna “di partito”. Senza mai perdere di vista quei principi non negoziabili - i diritti inalienabili e la centralità di ogni persona, il valore delle differenze e delle diversità, il significato profondo della solidarietà, la tutela dell'ambiente e la promozione di ogni espressione artistica e culturale - che perimetrano e ispirano comportamenti personali e agire pubblico di chi ambisce scendere - o rimanere - sul terreno politico e amministrativo.
Patrizia Maestri –Deputata Camera e Maurizio Vescovi-Consigliere Comunale Parma