Le dimissioni del professor Borghi, di cui rispetto la sofferenza personale, sono meritorie perché tolgono alibi alle strumentalizzazioni e agli evidenti tentativi di distrarre l’attenzione dell'opinione pubblica da uno scandalo correlato ad un sistema di potere consolidatosi (in particolare) nell'era dell’ultimo centrodestra a danno dell'intera città. Sotto questo profilo, le dimissioni sono più che mai un atto responsabile perché ora lo scandalo è “nudo”. E davvero c’è da augurarsi che la giustizia inquirente e quella decidente siano celeri ad assicurare verità e giustizia. Fermo restando che il giudizio politico è già pronunciabile: fuori i mercanti dalla sanità e da Parma.
Ciò detto, è certamente “nuda” anche la crisi di Parma, che troppi colpi ha ricevuto e che ora subisce un altro danno di immagine dall'attacco a due suoi gioielli: l’Università e la sanità pubblica.
La sintesi mediatica, infatti e purtroppo, è questa.
Per tale motivo, voglio esprimere la mia solidarietà al personale dell'Università e a quello operante nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria, che è nella massima misura onesto e professionale e che ha contribuito alla riconosciuta credibilità delle strutture di appartenenza.
Ora la crisi va aggredita senza ritardi e concretamente: il rilancio è più che possibile, ma davvero non c’è tempo da perdere.
Parma deve trovare unità di intenti a partire dalla questione morale (da non dequalificare mai a caccia alle streghe), da una strategia organica e complessiva legata ad una visione di insieme (finora non emersa nella legislatura amministrativa in essere e nella campagna elettorale), da un patto di solidarietà forte tra istituzioni, cittadini e imprese, da una classe dirigente che, con la storia pregressa che di questo degrado è la madre, non abbia contiguità.
Il rilancio , infatti, necessita di scelte forti e libere da condizionamenti e non ha bisogno di frenatori interessati.