“Tutti i detenuti sono uguali per dignità umana; a tutti va assicurata pieno rispetto nello scontare la pena anche nella malattia, ma in modo analogo va garantita la dignità delle vittime dei reati efferati di cui ciascun criminale si è reso colpevole. Pur con il dovuto rispetto dovuto alla sentenza della Cassazione, ritengo che il possibile trasferimento di Totò Riina ai domiciliari sia incompatibile con questi due principi”.
“Se anche le condizioni di salute del detenuto fanno venir meno la sua diretta pericolosità, il trasferimento di Riina ai domiciliari imporrebbe la predisposizione di importanti misure di sicurezza e renderebbe la sua abitazione un vero e proprio ‘santuario’ per gli accoliti della mafia infliggendo un colpo durissimo alla lotta etica e culturale, ancor prima che giudiziaria, alla criminalità organizzata”.
“La dignità della morte così come quella della vita in carcere dev’essere costantemente assicurata a tutti i detenuti, senza eccezione e compatibilmente con le misure di sicurezza previste dai protocolli degli istituti penitenziari. Non vi è ragione alcuna per fare di un mafioso un caso d’eccezione”.