“Per la messa al bando dell’ideologia comunista”
La mozione approvata dal Consiglio comunale di Soragna merita alcune considerazioni di merito.
Sotto il profilo istituzionale, è palese l’errore nell’individuazione del destinatario: il Governo non ha competenza legislativa e non può perseguire “penalmente” nessuno, meno che meno in assenza della norma incriminatrice, la cui introduzione spetta al Parlamento.
Quest’ultimo, peraltro, non potrebbe legiferare nel senso postulato perché l’art. 21 Cost. garantisce la libertà di opinione, con l’unico limite posto dalla XIII disposizione transitoria (divieto di ricostituzione del partito fascista).
La c.d. Legge Fiano, peraltro al momento approvata solo dalla Camera, si muove nel solco costituzionale e codifica il reato di propaganda del fascismo e del nazionalsocialismo tedesco. E la stessa legge non sarebbe nel solco della Carta Costituzionale se vietasse la propaganda comunista, posto che la Carta Costituzionale non ha una disposizione uguale alla citata disposizione transitoria riferita al comunismo.
Ciò premesso, il PCI è stato, in Italia, protagonista della lotta al fascismo, della resistenza e della costruzione e del consolidamento della democrazia, anche se come forza di opposizione. Della sua storia fino a Berlinguer non condivido nulla, ma ciò non mi può portare a pensare ad assimilazioni con il fascismo e il nazionalsocialismo tedesco. E ciò senza neanche dimenticare che il PCI è stato comunque il primo partito comunista ad allentare il legame con l’URSS.
Un’ultima annotazione.
Come evidenzia la lettura della mozione, siamo di fronte ad una polemica politico-partitica. Il che rileva lo strappo istituzionale, consistente nell’aver usato un Consiglio Comunale per una polemica di questo tipo.
Anche questo dato "distingue" una certa cultura, che, non a caso, ama il lepenismo.
Credo che Soragna non meriti tutto questo per la sua storia. Questa, però, è altra questione da quella su cui, in nome dei valori costituzionali, ho inteso riflettere.
Giorgio Pagliari