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Cesari (PD). L'aeroporto e la crisi di Parma

13 dicembre 2017

Pubblicato in: Articoli PD Parma

Parma sempre più al bivio! La questione dell’aeroporto, infatti, al di là della problematica giuridica (finanziamento pubblico legittimo o no: vorrei avere, ma non le ho, le granitiche certezze leghiste), riporta al centro la crisi del sistema Parma in tutta la sua portata. Quattro anni fa, uno sforzo corale del presidente della Sogeap, delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e dei parlamentari portò a salvare l’aeroporto, già in gravissima condizione, ottenendo la concessione ventennale e la riclassificazione come scalo nazionale.

In questi quattro anni, non si è realizzata, nonostante gli sforzi di tutti, la condizione per il suo rilancio: l’acquisto da parte di Bologna o di Milano non è andato in porto; la parziale conversione a "cargo" nemmeno, anche se l’ipotesi rimane in piedi; l’equilibrio di bilancio non è stato raggiunto. Nel frattempo, è giunto il finanziamento regionale di 12 milioni di euro per l’allungamento della pista; la situazione degli aeroporti di Linate e Bologna e di Orio al Serio è sempre più di saturazione, cosicché lo scalo di Parma appare un naturale sbocco per la necessaria implementazione  della rete aeroportuale. Per altro, ragioni di equilibrio tra le aree dell’Emilia-Romagna, motivi di sviluppo e di potenziamento dell’Emilia occidentale, evidenti esigenze di sviluppare un polo logistico tra Mediopadana, Cepim e Aeroporto di Parma rendono sempre più chiaro che le potenzialità del “Giuseppe Verdi” sono alte. Purtroppo, si rischia la chiusura proprio alla vigilia della possibile apertura di importanti opportunità. Bisogna fare ogni ulteriore sforzo per evitare questo evento e per trovare uno sbocco non di sopravvivenza, ma di consolidamento dello scalo.

A realizzare questo complicato risultato è chiamato - come quattro anni fa -  il sistema Parma. La ragione è politica e socio-economica. Perso l’aeroporto, a Parma non resterebbe che una stazione ferroviaria di media importanza. Peraltro e in aggiunta, se davvero la prospettiva della TIBRE autostradale dovesse svanire e dovesse andare in porto il collegamento tra il primo tronco della TIBRE medesima e la Cispadana, (ri)subiremmo, sul piano viabilistico, lo stesso effetto della localizzazione della Mediopadana a Reggio Emilia: una irreversibile marginalità trasportistica e logistica a dispetto della naturale centralità di Parma, che sarebbe definitivamente suggellata proprio con la realizzazione del collegamento Tirreno-Brennero. E – sia consentito di aggiungere - la suddetta marginalità trasportistica e logistica sarebbe destinata a pesare assai sul ruolo politico e socio-economico di Parma e provincia e a costituire un altro duro colpo alla opportunità del suo rilancio.

E sempre a proposito di rilancio del sistema Parma, mi sia consentita un’ultima riflessione.  Parma e provincia devono trovare la maniera di marciare unite: ciascun attore pubblico o privato deve fare la propria parte e, pur nel rispetto dei ruoli, deve esservi un coordinamento sul piano della definizione del progetto e di quello delle azioni concrete per creare le indispensabili sinergie e per recuperare, di conseguenza, peso e ruolo nelle decisioni politiche e non solo. Parma è stata davvero una città di punta allorché il sistema (istituzionale, industriale, universitario,sanitario, formativo, lavorativo e sindacale) ha saputo “battere pari”, nonostante fisiologici contrasti, perché non ha mai perso di vista l’interesse generale di Parma e provincia. Oggi non mi pare che sia proprio così. Lo sforzo, in questo senso, deve essere intensissimo anche perché, legittimamente, le altre realtà vicine non sono ferme. Il Pd tutto è disponibile a fare la sua parte.  

Nicola Cesari
Segretario Provinciale Pd 



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