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Elezioni 2018, Romanini: il 4 marzo scegli di continuare sulla strada del lavoro e della crescita

1 marzo 2018

Pubblicato in: Articoli G. Romanini

Cara amica, caro amico,  

domenica 4 marzo si vota per eleggere i nostri rappresentanti in Parlamento.  
Abbiamo tutti l’opportunità di fare una scelta che influirà sul futuro del nostro Paese.  

Io ho fatto la mia: sono candidato all’uninominale nel tuo e nel mio collegio, dove abito e dove in questi quattro anni di servizio alla Camera ho dato il massimo per costruire insieme ai cittadini e agli amministratori – senza distinzioni di colore politico – una Comunità più equa, più forte, più coesa. Una lezione, quella dell’unità, che cammina con me. Soprattutto da quando, ero Sindaco di Collecchio, mi trovai ad affrontare il crac Parmalat e riuscimmo in un salvataggio che sembrava impossibile lavorando insieme. Istituzioni, sindacati, cittadini e lavoratori. Proprio come dobbiamo fare oggi. Con lo stesso impegno mi presento per queste elezioni, senza il paracadute di un comodo ripescaggio. Collegio uninominale significa proprio questo: metterci la faccia, spendere la propria credibilità, prendersi impegni veri e sostenibili con la nostra gente.  

In questa legislatura è stato fatto molto.

Inizio dal lavoro, la vera partita che tutti insieme possiamo vincere. Si dirà che il Jobs Act non è lo strumento ideale e concordo con chi – nel sindacato come nelle famiglie – chiede di più. Ma dopo anni di enormi difficoltà l’occupazione è finalmente aumentata, soprattutto per i giovani. Adesso inizia una nuova fase, quella di consolidare i risultati raggiunti e avviare politiche di stabilizzazione per consentire a chi è precario di costruirsi una famiglia e consolidare il proprio futuro. Una misura su tutti: incentivare con la leva fiscale le aziende che assumono a tempo indeterminato.  

Welfare per le famiglie e per le persone Le politiche attive di welfare devono sempre più accompagnare le persone nei momenti di difficoltà ed evitare la loro marginalizzazione. Le famiglie, più che di bonus, hanno bisogno di servizi il più possibile a basso costo e flessibili a partire dai nidi. La sanità deve confermare il forte investimento pubblico, una sanità aperta a tutti e costruita in modo che ognuno possa contribuire secondo le proprie possibilità avendo il riscontro di prestazioni di alto livello. La partecipazione e la condivisione delle politiche di welfare con i cittadini è essenziale per raccogliere gli effettivi bisogni e dare risposte efficaci. Una particolare attenzione va prestata ai soggetti più deboli e vanno accompagnate le persone in grave sofferenza sino a percorsi umanizzanti nel fine vita con percorsi definiti chiari che privilegino le cure palliative e gli strumenti per una vita dignitosa anche nel momento della sua conclusione.  

L’Italia deve investire di più nella scuola e nella formazione. Abbiamo bisogno di una formazione tecnica ma anche civile per dare al Paese cittadini preparati e responsabili. L’Università, ma non solo, deve poter contare su legami forti con il mondo del lavoro, con percorsi di orientamento in stretta relazione con le peculiarità dei distretti produttivi. Un modo di lavorare che conosciamo nella nostra terra ma che dobbiamo far crescere e rendere un modello per tutto il Paese.  

Apriamo (davvero) le porte all’Associazionismo Sappiamo tutti quanto sia importante l’associazionismo e quanto il sistema solidaristico abbia fatto per sopperire ai limiti delle istituzioni. L’Italia e il nostro territorio in particolare vantano una lunga storia in questo campo. La Chiesa italiana, gli oratori, le realtà associative, le Caritas svolgono un prezioso lavoro di rete e grazie alla loro capillare presenza sul territorio si pongono in un dialogo prezioso e collaborativo con le Istituzioni.

È arrivato il tempo che questa esperienza fortemente sussidiaria venga valorizzata e non solo sostenuta con finanziamenti pubblici. Servono percorsi di riconoscimento che permettano ai tanti attori dell’associazionismo di entrare nei processi decisionali, soprattutto in ambito educativo. Il riordino e riconoscimento della figura dell’educatore, presente nell’ultima legge finanziaria, deve tenere conto dei tanti giovani e ragazzi che hanno maturato la loro esperienza negli oratori, nelle realtà associative ecclesiali e nelle Caritas donando spesso gratuitamente il loro impegno e la loro professionalità per la crescita del paese. L’attività degli oratori con la loro capillare presenza sul territorio deve essere sostenuta ed incoraggiata in un costante dialogo tra Governo e Federazione Oratori Italiani.  

Con i piedi ben piantati in Europa Sono un europeista convinto, e non potrebbe essere altrimenti. L’Europa ci ha dato il periodo di pace più lungo della storia del continente e ha creato un cittadino nuovo, che si riconosce in una comunità di Stati senza più divisioni nazionali. Non è un processo irreversibile e dobbiamo tutti impegnarci nella difesa di quanto realizzato dai nostri padri nel dopoguerra. L’Europa deve diventare un attore politico nella comunità internazionale. Dopo la moneta unica, abbiamo bisogno di una difesa e di una politica estera comune. Abbiamo urgente bisogno di sviluppare politiche di accoglienza comuni. Questo passaggio implica una cessione di sovranità da parte dei singoli Stati, ma è necessario perché l’Europa diventi un attore politico di peso nella comunità internazionale e sia in grado di innescare processi di pace nelle aree più martoriate del mondo.  

Accoglienza responsabile per chi migra dal sud del mondo In questa legislatura si è fatto molto anche per affrontare il fenomeno epocale dell’immigrazione dal sud del mondo. Il Governo ha formulato una proposta chiara di modifica della legge sulla cittadinanza, che ho sostenuto con grande convinzione in aula. Per la prima volta dopo anni di colpevole incuria si stanno approntando corridoi umanitari e nuove modalità di ingresso in Italia. Credo che la rete Sprar vada ampliata, perché è l’unica che davvero consente efficaci percorsi di inserimento per chi arriva. I prossimi obiettivi debbono essere la regolarizzazione degli stranieri radicati nel nostro Paese e l’apertura alla loro partecipazione alla vita democratica del Paese.  

Sono solo alcuni dei punti che mi stanno a cuore e per cui ho lottato in questi anni di mandato. Sono le basi su cui costruire il futuro della nostra Comunità e della nostra Italia. Il 4 marzo si vota e ti chiedo di valutare la mia esperienza, il lavoro che ho fatto e gli impegni che mi sto prendendo per il territorio su cui insieme lavoriamo, per cui insieme ci impegniamo con passione.  

Il 4 marzo non ti chiedo di darmi fiducia.  

Possiamo continuare insieme sulla strada che ci ha consentito di uscire dall’emergenza e consolidare i risultati raggiunti per darci nuovi obiettivi.  

Il mio nome è sulla scheda. Non puoi sbagliare e votare è semplicissimo.  

Grazie di cuore per la tua attenzione,  

Giuseppe Romanini


TAGS:
elezioni politiche 2018  | 

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