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PIANO FAUNISTICO VENATORIO 2018-2023

8 novembre 2018

Pubblicato in: Regione Emilia-Romagna

La due giorni di Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna apre con il piano regionale faunistico-venatorio regionale dell’Emilia-Romagna 2018-2023 strumento che “rappresenta lo strumento con il quale la Regione regola la pianificazione e programmazione faunistico-venatoria del territorio”, sottolineato dalla consigliera Barbara Lori, capogruppo di maggioranza in commissione attività produttive, agricoltura, turismo.

«Grazie a questo documento vengono definite le linee guida per quanto concerne le finalità e gli obiettivi di gestione della fauna selvatica e la regolamentazione dell’attività venatoria – spiega Lori –. Si tratta di uno strumento importante per garantire omogeneità alle attività svolte dai soggetti pubblici e privati a vario titolo interessati dalla gestione della fauna selvatica. In passato, la Regione definiva indirizzi ed i piani erano redatti dalle Province mentre oggi, il Piano è regionale e gli ATC redigono piani di attuazione annuali. L’obiettivo principale che la Regione si propone nel piano è la compatibilità della presenza della fauna con le attività agricole e l’incidentalità stradale. La tutela delle specie protette è una priorità gestionale, ma per rendere compatibile tale presenza nelle comunità l’unico strumento di cui si dispone e che la Regione annualmente finanzia è la messa in opera di adeguati presidi di prevenzione».

L’elaborazione del piano regionale, curata dall’Assessorato Agricoltura, ha visto un iter che si è protratto nel tempo consentendo l’ascolto dei diversi portatori d’interesse, dalle organizzazioni professionali agricole alle associazioni venatorie a quelle di protezione ambientale.

«Si tratta di una programmazione di durata quinquennale – prosegue Lori – ed è il primo Piano con valenza sull'intero territorio regionale. Prende le mosse dall'analisi delle specie faunistiche presenti in Emilia-Romagna e della loro distribuzione sul territorio per definire unità territoriali omogenee a seconda dei livelli di concentrazione delle varie specie e delle peculiarità dei vari ambienti. Inoltre, prende in esame i dati della popolazione venatoria, dai quali emerge come i cacciatori siano sempre meno numerosi e sempre più anziani. L'ultima parte del Piano, infine, concerne la riorganizzazione degli istituti faunistici con finalità   pubblica e privata, con particolare attenzione, per quanto riguarda quelli a finalità privata, agli ambiti territoriali di caccia (Atc), data la peculiare funzione di gestione venatoria nel territorio. Infine, l'appendice riguarda la gestione del lupo e degli ibridi, il cui controllo passa attraverso monitoraggio e prevenzione».

Con l’approvazione del Piano, sono stati approvati alcuni ordini del giorno, tutti finalizzati a sollecitare modifiche normative utili ad una più efficace incisività del Piano e per la risoluzione di problematiche. <>.


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