La solitudine è un fatto politico e non privato.
La recente notizia di cronaca riguardo il ritrovamento, in un appartamento del centro di Parma, di un uomo di 73 anni, morto da alcune settimane e scoperto solo su segnalazione dei vicini, dovrebbe riaprire immediatamente la discussione sul tema delle solitudini in città. Spesso siamo portati a considerare la solitudine come un problema di carattere relazionale individuale, qualcosa che attiene al privato di una persona, alla sua esperienza di vita, ad una scelta, più o meno consapevole.
Questo poteva essere vero molti anni fa, quando ancora esisteva una rete di relazioni famigliari, di vicinato, una comunità che quotidianamente “lavorava” per mantenere attivi i rapporti.
Oggi sempre più la struttura famigliare delle nostre città è data da nuclei unipersonali o mononucleari (nel censimento Istat del 2011 risultavano oltre 64 mila famiglie unipersonali in città e possiamo immaginare un aumento in questi ultimi anni). Molte di queste persone hanno raggiunto l’età della pensione e, non relazionandosi più con un contesto di tipo lavorativo, in mancanza di rapporti di parentela o amicizia, possono arrivare a non avere alcun contatto nel corso delle loro giornate. In caso di persone autosufficienti questo “rischio” aumenta con il venir meno di altre reti di relazione (es. il commercio di vicinato, i luoghi di libera aggregazione), altro fenomeno in aumento, non solo a Parma, ma su scala nazionale. In contesti sempre più spersonalizzanti, la solitudine diventa un fatto politico, di cui un’amministrazione deve farsi carico. Ne sono testimonianza non solo situazioni come quella testimoniata dalle cronache di oggi, ma anche le dimissioni difficili dal nostro ospedale, la crescente richiesta di posti in struttura per gli anziani, le segnalazioni che arrivano alle associazioni di volontariato che si fanno carico di combattere la solitudine.
Il tema è urgente e va affrontato con estrema serietà, immaginando progetti di rete che “vadano a trovare” nelle loro case, offrendo proposte e occasioni di relazione, le persone sole, non aspettando che siano loro, spesso già in difficoltà, a fare il primo passo. La solitudine non è quasi mai una scelta e una città come Parma non può accettare che ci sia chi muore solo senza che la comunità quasi se ne accorga.
Caterina Bonetti – Gruppo Consiliare PD in Comune