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10 febbraio 2009: La dichiarazione di voto della Sen. Soliani



Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, è venuto il tempo della responsabilità dopo il clamore di questi giorni, dopo il dolore e la morte.
La compostezza della morte impone la compostezza ai vivi. È il tempo della responsabilità del Parlamento e i testi oggi al nostro esame ne sono espressione, impegnando il Senato a fare la sua parte, a colmare il grave ritardo, dando presto al Paese una legge che aiuti tutti a vivere con dignità e rispetto la fine della vita. La stessa dignità e lo stesso rispetto che si devono a ogni persona in ogni fase della vita. È il tempo della responsabilità del Parlamento, che vorremmo condivisa.
L'avvio della discussione in Commissione e il dibattito pubblico ci consegnano una base di partenza buona per il confronto; tocca a noi ora arrivare ad un punto di sintesi, in un compito inedito nella storia democratica del nostro Paese, ma alla nostra portata se ci muoviamo nel solco della ragione, dell'umanità, dei valori che fondano la civiltà del nostro popolo, a condizione che si lavori con disinteresse fuori da ogni uso strumentale davvero non ammissibile.
Su temi come questi, dove sono in gioco i passaggi e i valori ultimi dell'esistenza, con le sue speranze, i suoi smarrimenti e le sue paure, dentro le conquiste e le sfide della scienza e della tecnica, noi pensiamo che alla politica debba essere necessaria la virtù della misura, perché, come diceva Bonhoeffer, in tempi assai oscuri, quando viene meno il senso della qualità dell'uomo e la forza di mantenere le distanze, allora si è a un passo dal caos. Noi questa soglia non dobbiamo oltrepassarla. (Applausi del senatore Astore)
Il Partito democratico ha assunto da tempo la responsabilità di impegnarsi su questi temi; ne ha a lungo profondamente e appassionatamente discusso e la mozione oggi presentata ne costituisce l'esito, un primo esito. Una discussione che ha assunto il dialogo tra laici e cattolici - chiedo scusa perché le parole non sono appropriate ma sono ancora quelle in uso - come un valore, come una opportunità storica per il nostro Paese, un elemento irrinunciabile, nel solco dei valori costituzionali, di quella Carta costituzionale che promuove e difende le vita (senza questa Costituzione la vita sarebbe certamente meno tutelata) nel contesto delle pluralità e delle responsabilità in essa chiamate in causa: quella del cittadino nel suo diritto alla salute, alla scelta di fronte alle terapie, quella dei familiari, quella del personale medico e sanitario, quella di un Parlamento chiamato a interpretare una società pluralistica, quella dello Stato laico in cui l'autonomia della politica e la distinzione e l'equilibrio dei poteri sono l'unica vera garanzia perché siano effettivi il rispetto della dignità della persona, la tutela della vita, il bene comune. È la Costituzione il luogo dei valori e delle regole, assunte con il patto con gli italiani, e degli spazi riconosciuti ai soggetti. È il luogo dell'epifania dei valori condivisi nella storia del nostro Paese.
La nostra mozione, come è stata bene illustrata, ha il suo fondamento nell'articolo 32, che considera, con il diritto alla salute, la personale assunzione di responsabilità del cittadino verso di sé, nel momento della sua maggiore fragilità. Sembra una contraddizione ma non lo è, perché è lì che va riconosciuto il valore della sua volontà e non potrebbe essere altrimenti. È questo in fondo il senso delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario e insieme della loro non obbligatorietà, perché è anche nella libertà della persona un suo diverso affidamento al corso delle cose. Dichiarazioni anticipate di volontà in una cornice di garanzia, di appropriatezza, di praticabilità e di riconoscimento del principio di precauzione, i punti di arrivo di una lunga stagione della scienza e dell'etica.
La nostra mozione ha il suo fondamento nel rispetto e nella tutela della dignità della fine della vita, nell'amorevole cura dell'intera società nei suoi confronti, anche sostenendo quel vasto piano di cure palliative che solo l'intelligenza e la volontà di persone di scienza e del volontariato hanno anticipato, assumendo con il valore della vita anche il morire. Un piano che deve mettere queste cure a disposizioni di tutti in ogni parte del nostro Paese.
Qui c'è tutto lo spazio per l'impegno, anche finanziario del Governo.
Ha il suo fondamento la nostra mozione nel riconoscimento della libertà della coscienza e dell'obiezione di coscienza, che non è parte. Ha il suo fondamento nell'esclusione di una qualunque forma di eutanasia, di accanimento terapeutico, di abbandono terapeutico.
Noi vogliamo trasformare la nostra società perché diventi una società alleata della vita, a partire dall'alleanza terapeutica medico-paziente. Alziamo lo sguardo: l'Italia ha bisogno di fiducia, di impegno condiviso, di pace religiosa. Ma il punto di partenza è il rispetto degli uni verso gli altri e di tutti verso le persone, soprattutto verso coloro che soffrono. Quando sono così palpabili i sentimenti più profondi, quando siamo di fronte alla vita che incontra in modo così ravvicinato il suo limite, la morte, e lo comprende, è più forte il diritto alla dignità e alla pace della morte.
Di assoluto nella vita degli uomini vi è soltanto l'Amore, come Antigone ci insegna. Anche una buona legge può essere un contributo, e un contributo importante, ma senza ambizioni di onnipotenza né per la legge né per la scienza né per la tecnica. Qui siamo legislatori avendo presente, come dice la Carta, la dimensione universale del valore della persona e del bene comune.
Siamo qui impegnati con tutto noi stessi, con la nostra vita, con i nostri valori, con la nostra storia. Siamo impegnati con la nostra coscienza, che su questi termini è la prima, direi l'unica cifra della politica.
A cominciare dal Partito Democratico con piena e pari legittimità per tutte le opinioni; una coscienza libera di fronte alle scelte, anche politiche, e responsabile, che comprende anche la scelta, il tentativo di cercare insieme, comunitariamente, la costruzione di obiettivi condivisi. Questo è il grande valore della politica: dentro il Partito Democratico, in quest'Aula e nel Paese. La libertà di coscienza individuale comprende sempre anche questo sforzo, al di là dei risultati.
La mia coscienza, colleghi, si è formata nell'Italia democratica e nella Chiesa del Concilio; con gioia, senza contraddizione e con gratitudine per entrambe.
A molti, a molte, laici e cattolici, sono grata per avermi formato ad assumere responsabilità e ad assumerla soprattutto nei momenti difficili, non scontati.
 Quanto è grande, colleghi, il cammino della storia; molto più grande di noi, ma senza di noi non avanza. Quanto si carica sulle nostre spalle la responsabilità dei passi che aprono il nuovo cammino che l'Italia attende. Abbiamo fiducia, colleghi. Penso che possiamo essere all'altezza del compito. Abbiamo il dovere di esserlo. Può partire di qui un passo nuovo per la politica italiana, per la sua efficacia, per la sua credibilità, per l'innalzamento del suo livello di confronto.
Il nostro è un tempo assai difficile, ma è il tempo nostro. Per me, lasciatemelo dire, è anche un tempo di grazia.




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