La legge sul federalismo fiscale ha concluso la seconda lettura alla Camera con il voto di astensione del Partito Democratico. E' una scelta che il gruppo del PD ha compiuto al termine di una battaglia molto impegnativa e rigorosa. La legge delega sul federalismo fiscale è cosa ben diversa dal disegno originario della Lega e del Governo: quei testi sono davvero ormai un lontanissimo ricordo, infatti la nostra azione ha modificato il testo dal lato delle opportunità e dei diritti di cittadinanza.



Per questo rivendichiamo in nostro voto di astensione per i risultati ottenuti. L'astensione è anche frutto di un giudizio politico sull'affidabilità di questo Governo. Un Governo che predica il federalismo ma razzola il centralismo, che vuole per decreto azzerare le competenze regionali e comunali sulle politiche dell'edilizia e della casa, che non vuole modificare il Patto di Stabilità degli Enti Locali per rispondere alla crisi e alle domande di imprese e cittadini.



Con l'astensione il Partito Democratico sfida il Governo a dare attuazione alla legge delega con coerenza e in tempi celeri; in questo ci differenziamo dall'Italia dei Valori che ha espresso un voto favorevole. Infatti il Governo deve attuare il federalismo ma lo deve inquadrare dentro una riforma costituzionale che superi il bicameralismo, riduca il numero dei parlamentari, istituisca il Senato delle Autonomie, ed approvi contestualmente il Codice delle Autonomie che finalmente elimini sovrapposizioni e duplicazioni e definisca "chi fa che cosa" nel sistema degli Enti Locali.



Sono quattro infatti i temi sui quali ha pesato in modo determinate il nostro lavoro:
1) il Parlamento avrà un ruolo importante perché sarà determinante nella definizione dei decreti attuativi con l'istituzione di una commissione bicamerale specifica che si occuperà della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) approvati con legge.
2) Sul sistema dei finanziamenti e della fiscalità abbiamo evitato che passasse un errato e incostituzionale principio di "territorialità" delle imposte salvaguardando l'IRPEF come tributo progressivo sui redditi; con il "patto per la convergenza" si disegna un federalismo solidale e cooperativo che riduca le disparità di partenza e nello stesso tempo rafforzi la capacità dei Governi locali di curare i beni pubblici e il welfare del territorio.
3) E' stato introdotto il principio dell'integrale finanziamento delle funzioni attribuite alle Regioni e agli Enti Locali ed è stata affermata la garanzia di copertura per ulteriori funzioni che vengano trasferite.
4) Il Sud e le aree con minore capacità fiscale, nella fase transitoria, potranno ricorrere a fondi perequativi


Il Partito Democratico è l'unico partito che può dire le stesse cose sul federalismo fiscale al Nord, al Centro, al Sud, perché ha privilegiato un'idea unitaria del futuro del Paese ma nello stesso tempo si è fatto interprete della necessità di modernizzazione dell'intero apparato pubblico centrale e periferico nell'interesse delle comunità locali e dei cittadini.