La senatrice del Pd Albertina Soliani ha espresso, a nome dell'Intergruppo parlamentare Amici della Birmania, al quale ha aderito anche l’onorevole Carmen Motta e parlamentari di tutti i gruppi politici, apprensione e sgomento per ciò che sta accadendo in queste ore in Birmania.
«Affermiamo - ha detto Soliani – che quanto sta accadendo è insopportabile per la comunità internazionale e per l'Italia. La comunità internazionale ha condannato unanimemente la mancanza del rispetto dei diritti umani, della libertà e l'assenza della democrazia in Birmania».
«Siamo vicini al popolo della Birmania - ha detto Soliani - e lo siamo stati in modo particolare quando è arrivato il ciclone Nargis. Stiamo vedendo che la situazione ha bisogno di una svolta politica, con la volontà della comunità internazionale di agire insieme. I grandi Paesi che possono intervenire, lo debbono fare. Pensiamo che debbano farlo anche il nostro Paese - e sappiamo dei contatti che sono in atto anche in questo momento - e l'Unione europea. Occorre assicurare l'avvio di una vera transizione verso la democrazia, iniziando dalla liberazione immediata di Aung San Suu Kyi e dei tanti prigionieri politici».
«Sappiamo che, in queste ore, la giunta militare ha trasferito Aung San Suu Kyi dalla sua casa al carcere di Insein, e con lei ha portato anche la governante e la figlia. Anche per la Birmania sono settimane cruciali, perché il 27 maggio è la data dalla scadenza degli arresti domiciliari e tutto il mondo si attende - e la dittatura birmana lo sa - la fine degli arresti domiciliari e la liberazione di Aung San Suu Kyi».
«Qualche tempo fa - ha ricordato la parlamentare - abbiamo presentato una mozione sottoscritta da colleghi di tutti i Gruppi politici. Chiedo pertanto che essa venga calendarizzata almeno entro il mese di giugno, perché il Senato possa esprimere la sua voce in questa legislatura, come era già avvenuto in quella passata, e affinché ci sia un movimento politico internazionale volto a far partire davvero in Birmania una fase nuova».
«È in nome di questa società civile italiana, oltre che della nostra concezione della democrazia e dei diritti umani universali, che oggi chiediamo che il Senato si faccia interprete presso il Governo dell'assoluta necessità di fare sentire la voce dell'Italia».
«Noi vogliamo affermare che tale cittadinanza appartiene a tutti i popoli ed anche a quello della Birmania, che deve essere messo nelle condizioni di vivere con la democrazia la sua avventura nella storia, che sarà - come è stata nel passato - di grandissima dignità e di grande contribuito culturale e spirituale al progresso dell'intera umanità».