Soliani: “Il diritto alla libertà è un bene universale che appartiene alla famiglia umana e al futuro delle nuove generazioni”
Il Senato ha approvato all'unanimità la mozione della senatrice del Pd Albertina Soliani sulla grave situazione birmana, firmata anche dalla presidente del Gruppo del Pd Anna Finocchiaro e da oltre sessanta senatori.
“È di queste ore la notizia secondo la quale il regime birmano avrebbe già deciso di rinnovare gli arresti al Premio Nobel per la pace Daw Aung San Suu Kyi, leader della Lega nazionale per la democrazia, dopo tredici anni di detenzione e a pena scontata, confinandola in una località alle porte di Rangoon - ha affermato Soliani, ricordando che - Daw Aung San Suu Kyi è oggi sotto processo per avere, secondo le autorità birmane, violato i termini dei suoi arresti domiciliari. Il processo di fronte al tribunale speciale si sta svolgendo a porte chiuse e non casualmente coincide con la scadenza degli arresti domiciliari”.
“Numerose iniziative sono state assunte in Italia, in modo particolare dagli Enti locali, per il sostegno al popolo birmano e ad Aung San Suu Kyi, conferendo a lei e ad altri detenuti politici la cittadinanza onoraria. I diritti umani fondamentali - come riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale, sanciti dalle Dichiarazioni delle Nazioni Unite e richiamati nel Trattato per la Costituzione dell'Europa - rappresentano l'orizzonte comune dei popoli di tutto il mondo e devono costituire un riferimento costante per la politica internazionale e, in particolare, per l'iniziativa dei governi democratici nei confronti dei Paesi in cui tali diritti sono disconosciuti. Il diritto alla libertà, in tutte le sue manifestazioni, è un bene universale che non conosce confini geografici, in quanto appartenente all'intera famiglia umana e al futuro delle nuove generazioni”.
“Per tali ragione abbiamo impegnato il Governo ad agire di concerto con i partner dell'Unione europea, al fine di adottare misure adeguate verso la Birmania, ivi compreso un possibile rafforzamento dell'attuale regime sanzionatorio; a mettere in atto, attraverso lo strumento della cooperazione allo sviluppo e altri strumenti, non solo iniziative di aiuto umanitario ma anche programmi mirati al sostegno e al rafforzamento delle organizzazioni democratiche birmane in esilio al fine di aumentare la loro capacità di promozione di attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani e del lavoro e di iniziativa democratica, e progetti che favoriscano la crescita della società civile locale; a promuovere, attraverso organizzazioni non governative e Agenzie dell'Unione europea e dell'ONU, l'azione di sostegno umanitario e programmi di cooperazione in settori cruciali per la vita della popolazione birmana; ad agire in tutte le sedi internazionali e comunitarie per sostenere l'avvio del dialogo tra le parti interessate ad una rapida transizione verso la democrazia in Birmania”.
Soliani ha poi fatto presente che “in quest'ultimo anno il numero dei detenuti politici è passato da 1.100 ad oltre 2.130 e questi sono vittime di maltrattamenti e pesantissime condizioni carcerarie, incluso il ricorso diffuso alla tortura, allo stupro e ai lavori forzati. Negli ultimi mesi sono stati condannati a pene detentive, che vanno sino a 68 anni di carcere, 186 detenuti politici che hanno la sola responsabilità di aver tentato di esprimere liberamente la loro opinione nelle cosiddetta 'rivoluzione zafferano' del settembre 2007”.