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17 agosto 2009: Dichiarazione di Pietro Baga, Referente Comitato prov. per Dario Franceschini



  Il confronto interno al Partito Democratico, che si è aperto con l'avvio della campagna congressuale, è importante non solo per il merito delle mozioni e per le personalità dei candidati alla Segreteria: il PD è rimasto ormai il solo partito nel Paese,  tra quelli rappresentati in Parlamento, a poter esprimere una dinamica interna realmente democratica e non  ridotta alla totale identificazione con la persona del leader carismatico. Il dibattito congressuale assume quindi valore anche come esempio per una corretta prassi democratica, senza la quale viene meno la funzione dei partiti nella politica e quindi la possibilità di sviluppare qualche forma di progettualità partecipata di una comunità.

Nel merito delle analisi dei problemi del Paese e delle soluzioni da proporre le diverse mozioni hanno molti punti di condivisione. Ciò è un elemento confortante e significativo, certamente frutto del lungo cammino percorso negli ultimi 15 anni che, attraverso l'esperienza dell'Ulivo, ha portato alla realizzazione del progetto del Partito Democratico. E' un dato di grande rilevanza per la capacità di proposta politica e di governo che dovrà uscire dal congresso e che verrà offerta al Paese.

Per la Segreteria Nazionale del PD la mia scelta è per Dario Franceschini, per ciò che ha saputo fare in questi mesi, nei quali ha interpretato in modo chiaro, incisivo e condiviso l'esigenza di proposte politiche concrete e tempestive alle crescenti difficoltà economiche e sociali del Paese, legate all'aggravarsi della crisi e di fronte all'incertezza e all'inadeguatezza delle iniziative governative.
Ho apprezzato i suoi vari interventi per ribadire con forza l'idea di una politica fondata su di un solido sistema di valori etici e culturali, radicata nella Costituzione, coerente nei comportamenti personali ispirati alla sobrietà, alla trasparenza, al rispetto delle istituzioni e della legalità.

Vi sono inoltre alcune questioni specifiche, che mi hanno convinto ad esprimere il mio appoggio alla mozione che fa riferimento a Franceschini.

Innanzitutto la necessità che non vada dispersa tutta la novità e la specificità del progetto originale del Partito Democratico, magari nell'intento di superare alcuni errori o carenze evidenziatesi nella fase iniziale di vita del nuovo soggetto politico.
Le difficoltà incontrate in questi mesi vanno affrontate guardando con convinzione avanti, al futuro, non voltandosi indietro, alla ricerca di sicurezze in formule passate, ma riflettendo e valorizzando fino in fondo le potenzialità del progetto politico del PD.
Se necessario si dovrà intervenire affinando meglio alcuni strumenti di partecipazione, rivisitando eventualmente Statuto e Regolamento di partito, senza smarrire la visione innovativa di un grande partito popolare riformista, capace di armonizzare efficacemente il ruolo fondamentale degli iscritti, nella fase di definizione delle scelte politiche e di formazione e selezione della classe dirigente, con il successivo ricorso al giudizio degli elettori per individuare i candidati più idonei a rappresentare il PD in alcuni ruoli istituzionali o apicali del partito.
Concordo con Franceschini: questa è una caratteristica irrinunciabile che segna la novità del PD e che deve essere rafforzata, meglio gestita, ma assolutamente non rinnegata.

Parimenti concordo con la sua impostazione sul come deve essere vissuta la dinamica delle decisioni del partito e dei gruppi parlamentari su tutti i temi, in particolare anche su quelli in cui entrano in giuoco culture e sensibilità differenti : "...un partito che coltiva le diversità culturali al suo interno come una ricchezza, ma che cerca e trova la sintesi".
E' l'impostazione di un PD che voglia essere veramente un "grande partito", nel quale è rappresentata la complessità della società contemporanea e nel quale quindi è naturale l'esistenza, pur in un'ampia condivisione di valori e di visione della vita delle persone e della società, di possibili posizioni diverse su specifici interventi : grande spazio al dialogo e al confronto interno, ricerca di una sintesi e poi la decisione mediante il voto della linea del partito, pur rispettando " fino in fondo chi non si sentirà di condividerla".

Altro tema cruciale per il congresso per il quale condivido l'impostazione di Franceschini è quello del rapporto della vocazione maggioritaria con la necessità di definire le alleanze.
La vocazione maggioritaria del PD è la sua naturale aspirazione a interpretare politicamente e a dare voce alla società nel suo complesso, costruendo nell'ascolto e nel dialogo con le diverse realtà del Paese le sintesi necessarie ad elaborare le riposte più adeguate ai problemi e alle esigenze di sviluppo e a gestirne in prima persona la responsabilità dell'attuazione.
Tale vocazione non esclude la possibilità di una attenta e chiara strategia di alleanze politiche, sia se lo richiedono i numeri per avere i voti necessari, sia per comporre una coalizione di governo capace di rappresentare, in una coerente impostazione bipolare, segmenti significativi e più estesi di elettorato.
Tale strategia deve tuttavia mettere al primo posto la "garanzia di un programma condiviso e realizzabile..", credibile non solo per vincere, ma anche per governare stabilmente ed efficacemente per un'intera legislatura.
Garanzia e credibilità che non si ottengono con la semplice scrittura di un programma a tavolino nel quale si inserisce di tutto e di più, ma che giustamente Franceschini ritiene che si possano ottenere verificandone la praticabilità nell'esercizio stesso del "fare opposizione" insieme con gli altri partiti sui contenuti e sul metodo dell'azione di governo, sperimentando in tal modo "la possibilità di formare una alleanza coesa e credibile" fondata sulla provata convinzione  e possibilità di potere governare insieme.
Se tale garanzia e credibilità non esistessero, sarebbe sbagliato e dannoso proporre agli elettori simili alleanze.
Così come è importante non tornare "indietro, ad un centro-sinistra col trattino, basato su una divisione di compiti nel raccogliere consenso o nel rappresentare pezzi si società e che circoscriva la nostra capacità espansiva", perché ipotizzarlo vorrebbe dire "dichiarare fallita l'esperienza del PD", disperdere e negare tutto quanto finora abbiamo costruito insieme.




PIETRO BAGA
Consigliere provinciale del Partito Democratico
Referente Comitato prov. per Dario Franceschini





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