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27 agosto 2009: Mimmo Quattrocchi, Circolo PD Parma Centro: "Perché sostengo Marino"



Quando nel 1977,  mi iscrissi per la prima volta ad un partito politico scelsi il PCI, anche perché in quel momento, con la segreteria Berlinguer, si parlava di attraversare il guado per diventare finalmente un moderno partito riformista della sinistra europea, ma gli anni passavano e il partito rimaneva in mezzo al guado. Inoltre in quel periodo (cattolico colpito da crisi mistica rifiutavo ogni sorta di dogma) mi ritrovai in un'altra "chiesa" dove il dogmatismo era ancora così forte che all'interno della sezione non c'era spazio per una autentica discussione che portasse a scelte condivise; così ritenendo sterile la mia partecipazione al dibattito politico per alcuni anni non presi più la tessera, pur votando sempre e solo PCI, da me considerato non il meno peggio, ma in quel contesto il migliore possibile. Ritornai al partito quando si decise, con la fondazione del PDS, di attraversare finalmente quel benedetto guado. Da allora ho sempre partecipato, impegni personali permettendo, alla vita del partito senza più abbandonarlo, neanche quando, insieme ad un gruppo di compagni, contrastai tenacemente quelle scelte che a livello locale ci portarono a consegnare l'amministrazione del Comune di Parma al centrodestra.



Dopo l'ultima esperienza del governo Prodi che, nonostante le buone cose fatte, evidenziò una forte conflittualità interna alla coalizione, facendo disgustare e allontanare dalla politica buona parte dell'elettorato che l'aveva sostenuto, vidi nella nascita del PD la soluzione ottimale per non ricadere più in quel vergognoso spettacolo autolesionista che specialmente i piccoli partiti della coalizione, desiderosi di "visibilità", avevano dato; pensai infatti che presentandoci da soli, facendo sintesi tra le due "anime" all'interno del nuovo partito e parlando all'esterno con una voce sola, avremmo ridato credibilità al partito e speranza all'elettorato di centrosinistra, ma purtroppo non è andata così; infatti, non riuscendo a far sintesi, non siamo stati più né quelli che eravamo né quelli che volevamo diventare, presentandoci come un partito senza una sua identità, che ancora una volta parlava diverse lingue, e per di più un partito che, sulla base di un principio giusto "il senso di responsabilità nazionale delle forze politiche" abbandonava l'antiberlusconismo, e fidandosi dell'uomo che già aveva dato abbondantemente prova di essere inaffidabile (Bicamerale, leggi ad personam, ecc.) , si faceva ancora "fregare" (lodo Alfano) da un Berlusconi che aveva "cambiato il pelo, ma non il vizio" come aveva anticipato, profeticamente, Antonio Di Pietro.



Inoltre, massima è stata la delusione che il PD mi ha dato con la vicenda Englaro quando, nonostante la "linea prevalente" all'interno del partito era stata per il voto contrario, in commissione i c.d. "teodem" si sono astenuti o votato a favore della proposta del centrodestra giustificandola con la liberta di coscienza??? Come è possibile che un deputato che ritiene di avere diritto  alla libertà di coscienza (nel caso specifico sul testamento biologico) decida di votare a favore di una proposta di legge che impedirà ai suoi elettori quello stesso diritto, "la libertà di coscienza", che lui si è arrogato?? E tutto ciò nel silenzio più completo da parte della dirigenza del partito. Dopo questa vicenda avevo deciso di allontanarmi definitivamente dalla vita politica attiva non rinnovando più la mia iscrizione al partito; potevo sopportare un partito che non si richiamasse più esplicitamente alla sinistra europea, ma mai e poi mai potrò aderire ad un partito che non sia veramente e fattivamente laico, un partito cioè dove possono convivere atei e credenti anche integralisti, questi ultimi liberi di professare il loro credo, senza però la pretesa di imporlo a tutti, altrimenti  manca il presupposto minimo per poter stare insieme.


Il  congresso e la candidatura di Marino mi hanno ridato speranza e generato nuove aspettative.

La scelta per Marino, pur essendo il sottoscritto più vicino per provenienza e visione politica a Bersani, mi è sembrata la più naturale anche perché essenzialmente mi riconosco da sempre in queste sue parole:"La laicità è un metodo: significa affrontare ogni questione con rigore e con la massima obiettività possibile, nell'interesse generale e non di una parte sola. Significa non porsi nel dibattito pensando di possedere la verità o di avere ragione a priori. Significa saper ascoltare le ragioni altrui e avere l'umiltà e l'intelligenza di confrontarsi anche con chi la pensa nella maniera opposta. Significa lasciarsi sempre prendere dal dubbio che l'altro può avere ragione. Infine laicità significa che quando si considera chiuso il dibattito, e si è presa una decisione nell'interesse di tutti, si accetta quella decisione sentendosi vincolati e sostenendola con onestà...."che mettono al centro un metodo che se applicato potrà ridare vigore e nuova linfa al PD, in quanto presupposto basilare per poter far convivere le diverse "anime" del partito; parole che oggi mi vedono sostenere Marino, ma che domani mi permetteranno di sostenere con lealtà e impegno il segretario del PD e la sua linea politica chiunque esso sarà, se a quella scelta ci si arriverà con questo metodo.


Credo/spero/mi auguro che finito il congresso, a prescindere da chi tra i tre candidati diventerà segretario, avremo un partito con una sua identità e una sua linea politica ben precisa, dove non ci saranno correnti, scontri tra vecchio e nuovo (sono per il nuovo e  per il vecchio di qualità i quali, se date le opportunità, emergono per le capacità che dimostrano di avere e soprattutto per il consenso che ricevono - vedi Marino, Serracchiani, D'Alema, Renzi, Bindi, Civati...-  e non per l'età anagrafica, il genere o la rendita di posizione, altrimenti è nuovismo, autoreferenzialità, cooptazione dei fedelissimi...), ma confronto  dialettico sui contenuti anche duro e  pungente, ma leale e, come dice Marino, quando si considererà chiuso il dibattito e si prenderà una decisione nell'interesse di tutti, la si accetterà sentendosi vincolati e sostenendola con onestà...  

Oggi appoggio Marino anche perchè credo possa rappresentare meglio quella novità/discontinuità che è intrinseca nel PD e quindi, ad esempio, non potrà essere indicato dai nostri avversari come ex PCI o ex DC per poi ricadere nelle sterili e strumentali discussioni sui meriti o demeriti dei due ex partiti e dei loro esponenti storici, ed essendo Marino un credente cattolico, politicamente laico, libero da ideologismi, "sarà libero dall'obbligo di apparire, di volta in volta, moderato o estremista per legittimare o cancellare la propria storia".

Marino è un uomo di scienza, ha lavorato con successo per diversi anni in America, è sicuramente un uomo pragmatico, specialmente nel perseguire e raggiungere gli obiettivi che il partito si darà.


                                                                                                         
                                                                                                          Mimmo Quattrocchi




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