I dati che emergono da questa prima fase congressuale, sono importanti e positivi, da diversi punti di vista. Il primo giudizio positivo è sui contenuti e non solo delle mozioni dei candidati nazionali; anche negli interventi svolti durante i congressi di circolo emergono ancora più forte la volontà, sempre rafforzata da spirito unitario e rispetto per le posizioni altrui, di chiarezza sulla strategia, sull'identità, le finalità e le forme del Partito Democratico.
"Chiunque vinca sarà il segretario di tutti"; è questa la frase più ricorrente di un confronto vero che si colloca agli antipodi rispetto a ciò che accade in altre forze politiche più "padronali".
Confronto vero perché parte dalle condizioni reali delle nostre comunità, del Paese e dello scenario internazionale, e si sforza di organizzare le nostre proposte e il partito in modo tale da renderlo riconoscibile, autorevole e utile alle sfide che abbiamo davanti.
Un partito alternativo al berlusconismo, non per contrasto o per rivalità precostituita, ma perché si propongono valori, idee, progetti diversi, culturalmente e politicamente alternativi.
Dibattito importante perché segna una svolta nei metodi seguiti negli ultimi anni che hanno avuto troppo spesso un tono plebiscitario o di ratifica popolare di decisioni già assunte.
Fra i candidati in campo non si confrontano valori diversi, piuttosto modalità e strategie sul come rendere la nostra azione politica più efficace, più inclusiva, più utile nel mondo d'oggi e di domani.
In questo senso ho scelto solo e non tanto due candidati come Pier Luigi Bersani e Stefano Bonaccini, ma condivido con loro e tanti altri un programma politico, un progetto di partito, un'identità democratica che sento miei, capaci di ridare energia al mio impegno civico e sociale.
Anche per questo, lo dico sinceramente, non capisco come sia possibile scegliere di sostenere una candidatura nazionale e poi una diversa sul piano regionale. L'appello al voto disgiunto che ho sentito in alcune dichiarazioni pubbliche e visto in diversi congressi, ha proprio il sapore di quelle "tattiche" che non vorrei fondative del Partito Democratico e della sua identità politica. Facciamo un congresso per chiarire le cose, non per confondere le carte e le proposte.
Alfredo Peri