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16 febbraio 2012: Intervento di Pietro Baga (Capogruppo PD Provincia) sulla soppressione delle Province.



  Il Gruppo consiliare della Provincia di Parma del Partito Democratico vive con grande preoccupazione il modo in cui è stata finora affrontata la revisione dei livelli di governo della Repubblica per una opportuna riduzione dei costi della politica,  in particolare per ciò che riguarda le Province.
Sotto l'influsso di campagne sommarie e retoriche per la totale eliminazione delle Province sono state assunte importanti decisioni prima con l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri (Governo Berlusconi) del 8/9/2011 del ddl costituzionale, in cui si stabilisce di eliminare la Provincia dall'ordinamento costituzionale della Repubblica, poi con il complesso delle disposizioni contenute nel decreto legge "Salva Italia" del Governo Monti, il quale, con un'operazione surrettizia, svuota sostanzialmente la natura e la funzione della Provincia anticipando di fatto gli effetti del predetto ddl costituzionale.

Tali provvedimenti nell'assegnare alle Regioni il compito di disciplinare l'esercizio delle funzioni di area vasta, anche mediante forme associative di Comuni, da un lato  incentivano l'affermarsi di un nuovo "centralismo regionale", in contraddizione con il principio di sussidiarietà, e dall'altro rischiano di ripercorrere l'esperienza fallimentare dei "Comprensori" di Comuni già vissuta nel Paese dopo l'istituzione delle Regioni a statuto ordinario, durata per un tempo brevissimo e le cui funzioni, una volta soppressi, furono trasferite alle  Province proprio per motivi di maggiore adeguatezza.
D'altra parte diversi studi sui comportamenti giornalieri riferiti alla mobilità personale per ragioni di studio e di lavoro attestano che il territorio provinciale è sostanzialmente la dimensione territoriale prevalente del nostro vissuto quotidiano e per questo esso rappresenta il livello intermedio di governo più adeguato ad affrontare i problemi di area vasta per ciò che riguarda la programmazione, la pianificazione e il governo dell'organizzazione del territorio stesso.

Occorre sottolineare che, procedendo sulla strada dei citati interventi legislativi del Governo attuale e del precedente, anche l'obiettivo principale della riduzione dei costi della politica rischia di non essere clamorosamente realizzato per i costi aggiuntivi per lo Stato e per la Pubblica Amministrazione : a solo titolo di esempio, per il passaggio del personale alle dipendenze delle Regioni si stima un aumento di costi di circa il 25% a causa delle diversità di trattamento economico  vigenti.
C'è poi da chiedersi anche come sarebbe possibile trasferire competenze di area vasta ai Comuni già gravati dalle note difficoltà di bilancio per il rispetto del patto di stabilità.

Come Gruppo consiliare del P.D. diciamo che non è questa la strada da seguire.

La riforma costituzionale del 2001, confermando  il ruolo delle Province come ente intermedio tra la Regione e il Comune, ha definito una chiara identità, che fa della provincia l'ente che rappresenta la comunità provinciale per il governo del territorio attraverso le funzioni di programmazione e pianificazione, la tutela dell'ambiente e la gestione delle infrastrutture e del territorio, la viabilità e i trasporti, l'edilizia scolastica delle scuole superiori, le politiche dell'istruzione, della formazione professionale e del lavoro, il coordinamento dello sviluppo locale.

Riteniamo che tali essenziali e ben definite funzioni di area vasta non possano essere lasciate ai Comuni né accentrate nelle Regioni, ma esigano l'esistenza della Provincia, eliminando eventuali altri ruoli inappropriati acquisiti nel tempo che ne hanno appesantito le competenze, la struttura e i costi.

La via per una reale riduzione dei costi e, contemporaneamente,  per un funzionamento più razionale ed efficiente del governo del territorio deve tradursi in un quadro organico di scelte chiare e appropriate riguardanti la ridefinizione del numero e della dimensione territoriale delle Province attuali, passando prima di tutto all'istituzione delle Città Metropolitane, come previsto dalla Costituzione, al posto delle stesse Province come governo integrato delle relative aree, quindi inducendo processi di accorpamento delle Province in ambito regionale, mantenendo fermo il principio della rappresentanza democratica dei territori con organi di governo (Presidente e Consiglio) eletti dai cittadini.
Accanto a questo un ulteriore  significativo risultato in termini di efficienza e di ottimizzazione di costi si otterrebbe con l'eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali, a loro volta strutturati a livello provinciale, le cui funzioni potrebbero essere meglio gestite da parte delle istituzioni di maggior dimensioni e democraticamente elette quali le Province, con la scomparsa della moltitudine di relativi organi di amministrazione.

A tali linee si ispira la recente proposta di legge-delega dell'UPI (Unione Province Italiane) , da noi condivisa, basata su uno studio della Bocconi, che, accanto al riordino e ad una consistente riduzione del numero di Province e all'istituzione delle Città Metropolitane, prevede anche l'accorpamento dei relativi uffici periferici dello Stato (Prefetture, Provveditorati vari, Motorizzazione, ....), oltre che la soppressione di circa tremila enti strumentali provinciali (bacini imbriferi montani, consorzi di bonifica, enti parco, ATO, ... ). Il tutto con un risparmio complessivo di oltre 5 miliardi di euro.

La definizione di un quadro chiaro, coerente ed equilibrato secondo le linee indicate è assolutamente urgente per superare lo stato di grande incertezza istituzionale conseguente ai citati interventi legislativi, per evitare pericolose situazioni di caos nel sistema del governo locale e anche per rispondere alla comprensibile grande preoccupazione per il proprio futuro lavorativo del personale dipendente dalle Province.

Parma, 15 febbraio 2012




Pietro Baga                                                                 
Capogruppo PD in Consiglio provinciale




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