28 marzo 2012: Stefania Contesini (Resp. Lavoro PD) risponde alla lettera del Consigliere Cavatorta (LN) sull'art. 18

Egregio Direttore, ritengo doverose alcune considerazioni in merito alla lettera del collega Cavatorta, Consigliere Provinciale della Lega Nord, sull'articolo 18. E' sorprendente, anche se a queste sorprese siamo ormai abituati, come i rappresentanti della Lega, da quando sono passati all'opposizione, facciano di tutto per ricrearsi una verginità politica rinnegando molte delle posizioni assunte quando erano al governo con il PDL. La questione dell'articolo 18 è solo l'ultima di una lunga serie. Non occorre infatti avere una memoria storica per ricordarsi che in occasione delle battaglie contro l'abolizione dell'articolo 18 del 2002, anno della famosa manifestazione della CGIL al Circo Massimo, la Lega non solo non era in piazza a manifestare ma anzi era dalla parte di chi quell'abolizione la chiedeva a gran voce. Inoltre come accade quando una posizione è poco meditata e abbracciata nell'ultima ora, la lettera di Cavatorta non coglie i nodi centrali della questione che non si esaurisce in un sì o un no all'articolo 18. L'articolo 18 è il nodo più controverso della riforma del mercato del lavoro, riforma complessa e articolata che per diversi aspetti introduce significativi miglioramenti anche rimediando ai disastri del governo Berlusconi, come nel caso della reintroduzione della norma contro le dimissioni in bianco. In merito all'articolo 18 il PD ha da tempo riconosciuto la necessità di "fare manutenzione" ad una norma che oggi trova attuazione solo nei confronti dei lavoratori delle grandi aziende (circa il 5% del totale) e che raramente si applica ai giovani cui vengono proposti quasi unicamente contratti atipici. Inoltre occorre rimediare ad alcune gravi disfunzioni tra cui i tempi lunghissimi delle controversie di lavoro che penalizzano sia i lavoratori sia le imprese. La necessità di una "manutenzione" non implica però che vengano snaturati quei principi di fondo che continuano ad essere un baluardo contro licenziamenti illegittimi e arbitrari. Vero nodo critico della riforma del governo sono le tutele per i licenziamenti individuali per motivi economici per i quali si introduce una sostanziale liberalizzazione sebbene compensata da un indennizzo economico. In questi casi anche se il giudice accerta che i motivi ‘oggettivi' di tipo economico non sussistono, si procede comunque al licenziamento a meno che il lavoratore non riesca a dimostrare (invertendo così l'onere della prova) che il licenziamento avviene per questioni discriminatorie (difficilissime da provare) o disciplinari (nel qual caso ci sarebbe anche la possibilità del reintegro). Sulla necessità di modificare questo aspetto il Partito Democratico si è espresso all'unanimità nella direzione nazionale di lunedì e farà in Parlamento una battaglia per migliorare quella proposta e per riattivare il canale del dialogo con tutte le parti sociali.
Stefania Contesini Consigliere Provinciale, Resp. Lavoro PD Parma
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