Cittadino onorario. Di Alessandro Volta (PD)

30 giugno 2013

Pubblicato in: PD Parma Città
Ieri pomeriggio ero a Collecchio alla festa Multiculturale arrivata alla sua 17° edizione. Il tema scelto quest'anno dagli organizzatori è quello della ‘cittadinanza' in continuità con i contenuti della campagna nazionale "L'Italia sono anch'io". Il Comune di Collecchio, guidato dal sindaco Paolo Bianchi (PD), ha colto l'occasione per un'azione concreta, anche se simbolica, conferendo la cittadinanza onoraria a 200 bambini nati e cresciuti nel nostro territorio. E' la proposta che ho fatto a giugno del 2012 al consiglio comunale di Parma e che a distanza di un anno è riuscita soltanto a passare alla discussione della commissione pari opportunità. Ma sono contento che un Comune della nostra Provincia abbia concretizzato questo importante gesto.E' ovvio che occorra una vera riforma della legge sulla cittadinanza, è ovvio che questi bambini non possano e non debbano accontentarsi di una bella pergamena, ma non è ovvio che una comunità abbia la forza e il coraggio di dire ‘anche se ancora il nostro Paese non ti riconosce a pieno titolo come italiano, noi siamo ONORATI che tu faccia parte delle nostra comunità, che tu viva e cresca qui con noi, che la tua cultura di origine venga ad arricchire la nostra'. Io sono italiano per legge e per un banale fattore geografico, in pratica sono italiano ‘per caso', questi bambini invece sono italiani per scelta, e sono nati qui perché i loro genitori hanno progettato per loro un futuro in questo Paese.La cerimonia è stata semplice ma commuovente. Eravamo all'aperto sul prato di Parco Nevicati, immersi nei colori dei vestiti e dei volti. Tutti assieme rappresentavamo l'arcobaleno dell'umanità. Era presente il ministro Cecile Kyenge, che ha reso l'evento più solenne e importante. Nel suo discorso ha espresso efficacemente il suo intento e i valori che la ispirano: "questi bambini che nascono in Italia non sono emigranti, ma italiani e appartengono a questa comunità (...) Non sono il ministro dell'integrazione solo dei migranti, ma di tutti. E vorrei tanto che all'integrazione si potesse togliere la G e parlare di interazione, quella che ci deve essere fra tutti i cittadini che devono essere sempre al centro dell'attenzione. Perché non si dovrebbe guardare all'origine della persona, ma solo al bene della persona".E' stato emozionante vedere questi bambini andare a ritirare la loro pergamena e stringere la mano alle autorità. I bambini rappresentano il passato che diventa futuro; a loro sono affidate le ricchezze delle generazioni precedenti che solo loro potranno far crescere e tradurre in nuove opportunità. Non sappiamo come potrà essere il mondo futuro, ma la storia ci insegna che possiamo sono andare avanti. Questi bambini rappresentano quello che verrà. Noi adulti abbiamo la responsabilità di farli crescere in un ambiente aperto e giusto, dove al centro c'è sempre la persona e sua la relazione con gli altri. Tutto il resto sono dannosi pregiudizi e inutili paure.Proprio ieri mattina leggevo l'ultimo libro di Erri De Luca dove ad un certo punto scrive: ‘si sbarca nella vita da immigrati uscendo da un grembo di madre'. Credo davvero che dobbiamo sforzarci di non perdere mai la rotta e di farci guidare, nel mare periglioso della quotidianità, dal timone della saggezza e della riflessione.
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