
I molteplici bisogni assistenziali degli anziani coinvolgono ”in primis” le famiglie. Negli ultimi anni, tuttavia, si assiste ad un fenomeno per alcuni versi nuovo: spesso sono chiamate a dare risposte di assistenza e cura persone esse stesse ultra65enni (e, in taluni casi, molto oltre).
E' cosa nota che molti anziani con molteplici bisogni sociali e sanitari vengono curati al loro domicilio. La questione della "domiciliarità", cioè del diritto di ciascuno e di tutti di rimanere nella propria casa, è cruciale per l'esistenza di molte persone. Ed è cruciale per l'essenza stessa della nostra comunità. A prezzo di sacrifici, non solo economici, le famiglie restano al fianco dei loro cari. Talvolta sono i coniugi stessi, pure, ovviamente, anziani, e qualche volta i figli (più spesso le figlie) già over 65 (e oltre.....) a sopportare il carico dell'assistenza.
In effetti, molto del carico assistenziale all'interno delle famiglie ricade su persone di una certa età, le quali, dopo una vita di lavoro, avrebbero loro stesse bisogno di tranquillità, di tirare il fiato. Comunque, questi anzianiavrebbero - hanno - assoluto bisogno di essere adeguatamente supportate affinchè paghino meno il ”dazio” di carichi assistenziali gravosi. E meno male che ci sono loro!! Per mia esperienza diretta, vedo quotidianamente persone che fanno contemporaneamente i nonni-sitter, i genitori (di figli disoccupati....) e poi assistono i propti genitori anziani. Giocano più ruoli, adattandosi con una capacità singolare ai vari compiti, coniugando con straordinaria compliance i propri molteplici impegni e ottimizzando il proprio tempo. Sono a pieno titolo Operatori sociali full-time! Mi rendo conto - lo dico senza alcuna retorica - che alcune persone conducono vite ”eroiche”, per capacità di sacrificio e dedizione. Ci sono persone di quella generazione (che alcuni sociologi hanno definito generazione sandwich) che devono aiutare ancora i figli quarantenni, o quasi, e nello stesso tempo devono prestare assistenza e cura ai genitori novantenni. In qualche caso capita loro di accudire i nipotini (figli dei figli, talora separati o divorziati). In certi casi qualcuno di loro corre il rischio di essere ”schiacciato” dal peso dei compiti assistenziali. Tutto può diventare molto, troppo gravoso. La Società Italiana di Psicogeriatria, in uno studio condotto qualche tempo fa, aveva riscontrato che uno su 4 care givers, cioè “assistenti” di anziani, sono famigliari con oltre 65 anni. Sono almeno 10.000 gli assistenti ultrasessantacinquenni che ogni anno vanno ad aggiungersi a quelli già esistenti, per l’emergenza di nuove necessità assistenziali. Quindi, diecimila ”reclute” over 65 all’anno. Otto su 10 care givers sono donne e il loro impegno quotidiano si aggirerebbe fra le 8 e le 15 ore al giorno.
Naturalmente, il ”costo” in termini esistenziali di anni di fatica è molto pesante.
Sempre secondo quello studio della Società Italiana di Psicogeriatria, sarebbe il 70% la percentuale di care givers che sviluppa depressione e ansia nel giro di un paio d’anni dall’inizio della assistenza.
Dunque ansia, depressione e isolamento sociale forzato. Con le inevitabili conseguenze.
C’è l’automedicazione della solitudine rappresentata dall’alcool e anche da qualche ”cocktail” farmacologico…...Naturalmente si tratta di situazioni di estrema fragilità emotiva: facile richiedere al proprio medico un tranquillante o un ansiolitico (si intenda, non c’è nulla, in questo, da demonizzare!!!!) e poi trovarsi a prenderne qualche compressa in più per sopportare meglio le sofferenze e la pesantezza di giornate di lavoro e di assistenza, dove lo spazio da dedicare a se stessi va sempre più rarefaciendosi. Ma accade anche che la stanchezza e lo stress inducano, insieme alla solitudine, ad alzare un po’ il gomito per potersi abbandonare e trovare una pausa.
Quali i rimedi?
Aumentare il livello di ascolto dei bisogni e, come risposta sociale, mettere in campo tutti quegli aiuti (economici, ma non solo) ed una rete di servizi efficiente e flessibile (anche se, purtroppo, costosa!!!) per ridurre la gravosità dei carichi assistenziali a carico delle famiglie e per dare loro un po’ di respiro, è senz'altro la via da seguire.