Favorire la ripresa dei negoziati per l’indizione di un referendum per l’autodeterminazione, ampliare il mandato della missione ONU Minurso al monitoraggio dei diritti umani, aumentare gli stanziamenti destinati agli aiuti umanitari, liberare i prigionieri politici saharawi e porre fine allo sfruttamento, da parte del Marocco, delle risorse naturali del Sahara occidentale.
Sono questi i cinque obiettivi dell’appello al Governo italiano, che dal 1 gennaio è membro del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sottoscritto questa mattina a Roma e promosso dall’Intergruppo parlamentare di solidarietà con il popolo saharawi. All’incontro ha partecipato anche il deputato Giuseppe Romanini, componente dell’intergruppo, e attivo sostenitore della causa saharawi.
“La soluzione della causa saharawi non è estranea alle problematiche connesse alla gestione dei flussi migratori e alla necessità di dare stabilità politica alla regione mediterranea dell’Africa prevenendo e scongiurando i rischi di radicalizzazione” – ha spiegato Romanini - “La provincia di Parma e la Regione Emilia Romagna sono da tempo impegnate, con una rete capillare di accoglienza e solidarietà, nel sostegno alle istanze di autodeterminazione ed emancipazione del popolo saharawi. Sono oltre cento, ormai, le prese di posizione dell’ONU che vanno tutte concordemente in questa direzione ma che, a causa in particolare delle resistenze del Marocco, che ha occupato la gran parte dei territori del Sahara Occidentale, non hanno avuto attuazione” - il deputato ha ricordato la sua visita ai campi profughi in Algeria nel 2014 e l’intervento svolto nell’ottobre 2015 alla IV Commissione ONU a New York in rappresentanza dell’Intergruppo parlamentare – “Il nostro Paese ha una forte responsabilità verso l’area del Mediterraneo. Occorre che l’Italia utilizzi l’autorevolezza che le deriva dall’occupazione di un seggio alle Nazioni Unite per imprimere una svolta a questa situazione che si protrae ingiustamente da troppi decenni”.