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2 aprile 2010: Lorenza Dodi: "La sfida educativa"



E' passato un po' di tempo dal breve dibattito nato dopo la morte di un giovane a Parma e l'appello del Gruppo Scuola teso a favorire una riflessione a più voci sul tema.
E' passato un po' di tempo ed è accaduto un nuovo episodio che ha riaperto l'occasione di sviluppare un dibattito acceso, vitale, di speranza perché ci richiama inesorabilmente all'obbligo di partecipare agli eventi non solo da un punto di vista emotivo.

Condividere il peso di un'aggressione, di un lutto  e di un omicidio significa ripensare la responsabilità dell'azione educativa, ed a maggior ragione dell'intenzionalità educativa, quando questa governi le azioni di amministratori, politici, insegnanti, educatori, adulti in generale.
Il compito è gravoso e vale la pena riprendere il discorso.
Come politico e amministratore mi vengono in mente alcune questioni che potrebbero stimolare una riflessione:
La mancanza della parola "data" ai giovani. I giovani non partecipano al dibattito che si svolge su di loro. Ai giovani non diamo parola.

Li preserviamo nella loro capacità di esprimersi creativamente e ci occupiamo alacremente del loro divertimento. Ma che dicono in merito a scuola, casa, lavoro, diritto allo studio, accesso alle istituzioni,per fare alcuni esempi?
Quali strumenti mette in campo la politica e chi amministra per accogliere la partecipazione dei giovani al pensare e costruire le forme migliori per la realizzazione del  benessere che li riguarda?
Abbiamo lenti che consentano di vedere e quindi di interpretare il mondo dei giovani? Ci interessa davvero interloquire con la parte più importante della nostra società perché a loro consegneremo il nostro futuro?Ci interessano i giovani? O piuttosto non è più facile inchiodarli a quello che interessa che siano: consumatori non disturbanti?
Abbiamo paura di nominare la parola dis-agio.  Pare maggiormente opportuno negare che lo star male esista, anche se i tecnici ci forniscono dati inquietanti: crescita di giovani legati a una qualche forma di dipendenza, alcol, droga, gioco; disordini alimentari; ricerca del rischio e azzardo; atti di autolesionismo e violenza.
E mi si dirà certo che ci son anche i ragazzi che fan volontariato e che son lontani da tutto ciò. Certo e per fortuna, anche se oggi i ragazzi possono vivere contemporaneamente più modi di essere.
Mi pare che la questione più pregnante sia da rivolgere al mondo degli adulti perché s'interroghino su quale responsabilità attribuire a se stessi nel compito più urgente e forse dimenticato: l'educazione dei membri più giovani della società. Quale idea di uomo e di società vogliamo condividere?Quali valori sono prioritari e fondanti? Quale importanza attribuire alla relazione fra generazioni ?
 
Ritengo che alcuni di questi interrogativi segnalino la necessità di aprire un confronto anche a Parma perché non credo che le cose accadano per emanazione, per caso o perché sono sempre accadute. Quando amministriamo, decidiamo e scegliamo un modello educativo. Quando indossiamo particolari lenti per interpretare i fenomeni o leggere mondi ed esperienze, quando diamo risposte agli accadimenti, quando accogliamo o neghiamo che i nostri ragazzi siano come sono, facciamo delle scelte e seguiamo un modello educativo, un modello di società.
A tal proposito mi pare opportuno citare un passo del rapporto curato dal Comitato per il Progetto Culturale della Cei in cui si sostiene che"per recuperare il senso dell'educare bisogna tornare all'evidenza che l'essere umano non è dotato di tutto ciò di cui ha bisogno per diventare se stesso, che non gli basta una crescita biologica, un adattamento psicologico e una protezione sociale, ma ha bisogno di relazioni che lo risveglino alla coscienza di se stesso, lo avviino alla vita culturale, morale e spirituale, lo introducano nel mondo e lo abilitino a farne esperienza sensata (La Sfida Educativa, Editori Laterza, 2009).
La sfida educativa è così importante per la vita stessa della nostra società che deve richiamare tutti a caricarsi il peso di questa responsabilità sulle spalle, il peso della scelta del modello educativo migliore , migliore per i giovani e per il futuro.
Da qui la necessità di interrogarsi, confrontarsi, non accontentarsi, ed anche cambiare direzione laddove si ritenga di essere insufficienti.


Lorenza Dodi
Segretario Unione Comunale Pd di Parma





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