Il 25 aprile resta data di fondamentale importanza nella storia dell'Italia contemporanea: segna la fine del nazifascismo e la liberazione dalla dittatura. Il 25 Aprile, è di fatto l'avvio del percorso che ha portato il Paese al referendum "monarchia-repubblica" del 1946, all'Assemblea Costituente, alle loro votazioni a suffragio universale, alla Costituzione del 1948 e con essa all'Italia democratica capace di ricostituirsi e affermarsi tra le prime potenze mondiali.
Come tale, il 25 aprile è ricorrenza che credo dovrebbe coinvolgere tutti gli italiani, tutti i partiti politici, o almeno tutti quelli tra loro che non siano legati – espressamente o implicitamente – all'ideologia o all'esperienza fascista, o a quelle neofasciste.
Il 25 aprile è la testimonianza di un'attuale, permanente adesione ai valori costituzionali e democratici. Non è a mio vedere una festa di parte, ma l'occasione di reiterare il proprio Amor di Patria e con esso il proprio "giuramento di fedeltà" alla Repubblica e ai valori costituzionali. Per questo l'assenza da sempre del Centrodestra in questi giorni dell'anno mi appare da un lato come chiaro segno di rifiuto di condivisione di quella esperienza e dei suoi effetti, dall'altro come l'inevitabile coerente posizione del lepenismo italiano.
Con tutto ciò, io credo sia oggi più forte che mai la necessità di reiterare quel giuramento di Amore e fedeltà. Non solo per la preoccupante situazione politica contemporanea, tutt'altro che ideale ad una democrazia claudicante, ma anche per i tanti segnali di aggressione alle democrazie sociali, prima ancora che costituzionali, come attestano - servissero esempi - la vicenda delle fake news o degli atti di spionaggio e manipolazione dell'opinione pubblica messi in atto da più parti tramite la rete.